Respinta in tutti i gradi di giudizio la tesi dell’Azienda ospedaliera Papardo, secondo la quale i sanitari avrebbero dovuto mangiare a casa prima.
Vittoria legale per gli infermieri dell’ospedale Papardo di Messina, ai quali la Corte di Cassazione, con un verdetto che ha valore per tutto il comparto di lavoro, ha riconosciuto il diritto a un buono pasto per ogni turno di lavoro eccedente le sei ore, indipendentemente dall’orario svolto. Respinta la tesi dell’Azienda ospedaliera, secondo la quale i sanitari avrebbero dovuto “provvedere alla consumazione del pasto prima di iniziare il turno pomeridiano e il turno notturno”. Insomma, avrebbero dovuto mangiare a casa senza reclamare nulla, anche dopo undici ore di lavoro (durata del turno notturno).
La Cassazione ha così ribadito quanto stabilito dalla Corte d’Appello di Messina con la sentenza del dicembre 2018, nella quale si affermava che “il diritto alla mensa” deve essere “identificato con il diritto alla pausa”, e dunque “il diritto alla mensa deve riconoscersi a tutti i dipendenti che effettuavano un orario di lavoro giornaliero eccedente le sei ore”.
Nella causa specifica, sostenuta da Nursind Messina, la rivendicazione riguardava i turni di lavoro dalle 13 alle 20 e quello notturno dalle 20 alle 7 del mattino. A combattere la battaglia in prima persona è stato Paolo Quartaronello, sindacalista e responsabile del Dipartimento delle Medicine al Papardo. L’avvio della vertenza risale al giugno 2011 e l’Azienda ospedaliera ha perso in tutti i gradi di giudizio, con condanna al risarcimento del danno in quanto l’infermiere promotore della causa aveva “provveduto a proprie spese al pasto”, come del resto i suoi colleghi.
Redazione Nurse Times
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