L’obiettivo è sensibilizzare i cittadini sulla vaccinazione contro il sierogruppo che causa l’80% delle meningiti in età pediatrica.
Ogni anno in Italia più di mille persone contraggono la meningite, e di queste circa una ogni due viene colpita da meningite meningococcica. In particolare il sierogruppo B, oltre a essere particolarmente aggressivo con altissima letalità, è responsabile da solo di circa l’80% dei casi di meningite in età pediatrica, con una massima incidenza soprattutto nel primo anno di vita, tra il quarto e l’ottavo mese.
Più di un bambino su dieci sopravvissuto all’infezione da meningococco B perde un arto o è colpito da disabilità neurologica. Più di un bambino su tre presenta altre problematiche cognitive, fisiche e psicologiche. Intanto da un’indagine online condotta lo scorso ottobre da Publicis Spine, su un campione di 1.007 genitori con figli nella fascia tra zero e quindici anni, emerge che tre mamme e papà su quattro temono l’infezione da meningococco B, e uno su due si dice molto preoccupato del rischio. Ma ancora poco si sa in merito alla possibilità di prevenzione. Per questo prende il via “MissingB”, la prima campagna nazionale di vaccinazione contro l’infezione da meningococco di tipo B, presentata ieri a Roma in occasione di una conferenza stampa, che vuole stimolare i genitori ad informarsi e ad aderire alla vaccinazione per i propri figli.
L’iniziativa, sostenuta su scala mondiale da GSK, è realizzata con l’autorizzazione del ministero della Salute e il patrocinio del Comitato nazionale contro la meningite (Liberi dalla Meningite), Sip (Società Italiana di Pediatria), Siti (Società Italiana di igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica), Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri), Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) e Wfpha (World Federation of Public Health Associations). La campagna in Italia vedrà protagoniste soprattutto la tivù, con un video che ritrae bambini ripresi durante semplici attività quotidiane e che sarà declinato anche per il web e i social, vera e propria “cinghia di trasmissione” di un messaggio di salute e benessere.
L’obiettivo della campagna di vaccinazione è ricordare quanto previsto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale e quanto riporta il board del Calendario per la Vita: “La vaccinazione contro il meningococco B rappresenta una necessità epidemiologica, ma anche etica e comunicativa, non eludibile”.
Ma tornando all’indagine condotta da Publicis Spine, emerge ancora che a porre sul tavolo il problema dell’infezione da meningococco B sono soprattutto la televisione (78%), seguita dai medici (68%), amici e conoscenti (53%). Quando però i genitori si muovono per ottenere informazioni specifiche il referente primo è il pediatra (in tre casi su quattro e con percentuali superiore all’80% quando si tratta di bimbi da zero a sei anni), seguito dal medico di medicina generale (59%) e dall’informazione che viaggia online (43%).
L’analisi della campagna informativa “MissingB” da parte dei genitori rivela inoltre che nell’85% dei casi l’iniziativa appare adatta a raccontare il problema. Che ci sia bisogno di una scossa informativa sul tema è dimostrato anche da una ricerca condotta all’inizio del 2019 su 3.600 genitori di bambini tra i due e i dieci mesi in diversi Paesi, Italia compresa, con dati rilevati anche su genitori di adolescenti nel Regno Unito e negli Usa.
L’indagine ha dimostrato che una persona su due non conosce lo stato vaccinale nei confronti del meningococco del figlio e che il 60% dei soggetti non è informato sul fatto che esistono differenti sierotipi dei batteri. E ancora: due su tre non sanno che i bambini vaccinati contro specifici tipi di meningococco potrebbero non risultare protetti dalla meningite e tre su quattro non sono a conoscenza del fatto che il meningococco B è il più comune tipo di batterio circolante.
Redazione Nurse Times
Fonte: Dire
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