Ennesima sperequazione sulla salute del cittadino, in difformità al patto di salute e al giuramento di Ippocrate. Succede a Salerno ove diversi medici, 4 per il momento, sono stati indagati per concussione. Emerge dal fatto di cronaca si appura che percepivano emolumenti da…..malati terminali!
Mazzette sui malati terminali. Le liste di attesa potevano essere aggirate, anticipando la propria operazione. Bastava che il paziente pagasse, da 1500 fino a 6000 euro, denaro che finiva direttamente nelle tasche del primario e dei suoi complici.
E’ lo scenario svelato da una inchiesta della procura di Salerno e condotta dal nucleo investigativo del Reparto operativo dei carabinieri di Salerno, che ha portato a tre arresti per concussione con il beneficio dei domiciliari per il cinquantenne irpino Luciano Brigante per il primario di Neurochirurgia all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, per Gaetano Liberti, neurochirurgo all’Università di Pisa e per la caposala del reparto di neurochirurgia del Ruggi, Annarita Iannicelli, 48enne salernitana.
A Renato Saponiero, 59enne direttore del Dipartimento di neuroscienze e patologie cranio-facciali dell’azienda ospedaliera salernitana, viene invece contestato il reato di abuso d’ufficio viene contestato di non aver controllato la regolare gestione delle liste d’attesa e degli interventi chirurgici.
Indagato, e non destinatario di misura cautelare, poiché cittadino americano, il neurochirugo Takaori Fukushima, 73 anni, direttore del Brain Institute che porta il suo nome di San Rossore, a Pisa, già destinatario il 14 maggio dello scorso anno di un’informazione di garanzia. Il suo nome nell’ottobre del 2015 venne accostato da un quotidiano a Papa Francesco per una presunta visita medica poi smentita dal Vaticano
Le indagini dei militari dell’Arma, iniziate nell’aprile 2015 con metodi tradizionali e intercettazioni, hanno riguardato un sistema concussivo che sarebbe stato messo in piedi nel reparto di Neurochirurgia del nosocomio salernitano e nella clinica privata toscana, una prassi diffusa di cui erano vittime i pazienti con patologie molto gravi (meningiomi, neoplasie cerebrali, problemi spinali, metastasi al cervello, neurinoma dell’acustico).
E sono 9 i casi accertati, in due dei quali secondo gli inquirenti non ci fu pagamento solo perchè per raccomandare i malati ci furono contatti di altri medici con Brigante. Gli interventi chirurgici che i neurochirurghi prospettavano come urgenti e che eseguivano convincendo i malati a pagare per saltare la lista di attesa erano formalmente prenotati come intramoenia, ma del previsto versamento del 5 per cento della prestazione le casse del Ruggi d’Aragona non hanno mai beneficiato. Brigante, sostiene l’accusa, assicurava a tutti che avrebbe curato di persona l’operazione, e che avrebbe superato le prenotazioni al Cup.
I costi dell’operazione, del ricovero e della degenza erano invece regolarmente imputati al Servizio sanitario nazionale, e i soldi versati dai pazienti percepiti dal primario, da Fukushima, e da un allievo di questi, il 61enne neurochirurgo dell’Università di Pisa Gaetano Liberti, altro destinatario della misura cautelare, che avrebbe messo in rapporto suoi pazienti con il primario del Ruggi d’Aragona, facendo anche pressioni perchè si operassero e rilasciando loro una ricevuta formalmente emessa dal Fukushima Brain Institute con la causale “Consulenza neurologica” per il versamento di denaro effettuato.
In due casi, Brigante avrebbe prospettato a malati la necessità di una operazione immediata, da farsi a Salerno, garantendo che avrebbe operato Fukushima, seppure non autorizzato dalla direzione ospedaliera, al di fuori delle liste d’attesa, con il solo bonifico di cinquemila dollari come donazione alla fondazione americana International Neurosurgery Education and Research da lui diretta.
In questi due casi avrebbe un ruolo anche Annamaria Iannicelli, 48enne caposala del reparto di Brigante, che per gli inquirenti avrebbe curato la disponibilità della sala operatoria nel giorno stabilito, cancellando e modificando la posizione di pazienti nella lista di attesa a sfavore di quelli “ordinari”, che cioè non avevano dato mazzette al “gruppo”. Liberti, dicono le indagini, a due suoi pazienti ha prospettato la possibilità di farsi operare da Fukushima a San Rossore con 60mila e 57mila euro, oppure a Salerno per 20mila e 15mila euro, da versare però sul conto del Brain Institute. Uno dei due pazienti morì, e il denaro venne restituito alla famiglia. Anche in questi casi ci sarebbe stata la collaborazione della caposala.
A Saponiero viene contestato di non aver controllato la gestione delle liste, senza promuovere accertamenti neppure dopo segnalazioni interne, tutelando Brigante con cui aveva un rapporto di conoscenza decennale; non potrà esercitare per 9 mes
CALABRESE MICHELE
Sitografia e bibliografia:
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