Un’infermiera che presta servizio risso il Medical Center di Bellingham ha deciso di organizzare un’iniziativa a favore delle vittime di stupro che giungevano in Pronto Soccorso.
Il suo nome è Marta Phillips, ed è originaria dello stato di Washington. Ha iniziato ad acquistare biancheria intima da poter donare alle donne che raggiungevano l’ospedale dopo avere subito una violenza sessuale.
L’infermiera ha avuto questa idea dopo avere osservato una donna venire dimessa dall’ospedale con il solo camice indosso, mentre cercava di coprirsi il seno con le braccia strette intorno al petto per l’imbarazzo. Il reggiseno che indossava al momento dell’aggressione subita era stato trattenuto come prova dalle autorità per lo svolgimento delle indagini.
Dopo avere assistito a quella scena, l’infermiera ha deciso che le cose avrebbero dovuto cambiare:
“Chi è vittima di violenza sessuale ha subito già un trauma enorme”, ha dichiarato al Washington Post la professionista Sanitaria, membro da 14 anni di un team che si occupa di prestare assistenza alle vittime di stupro, e che solo durante lo scorso anno ha esaminato ben 136 casi.
“Devono lasciare l’ospedale sentendosi esposte, senza reggiseno e biancheria intima decente? È semplicemente inaccettabile”.
Quello stesso pomeriggio la Philips si recò presso un centro commerciale di Bellingham per acquistare di tasca propria una scorta di biancheria intima da tenere in ospedale del valore di 150 dollari. Ha poi condiviso uno scatto fotografico dei reggiseni acquistati su Facebook, ottenendo oltre 140.000 condivisioni.
“Questa è la biancheria intima che nessuna donna vorrebbe indossare”, ha scritto Phillips nel post.
“E non solo perché si tratta di reggiseni sportivi del colore di un farmaco per la nausea. Ma perché la diamo alle vittime di abusi che lasciano i propri indumenti in ospedale come testimonianza dell’aggressione subita”.
“Questo noioso reggiseno sportivo è molto meglio di quello che ottengono normalmente i pazienti dimessi. Alcune donne restano completamente senza vestiti: camicia, canotta, pantaloni, reggiseno, calzini. E se il programma che si prende cura di loro non provvede a un ricambio, escono dall’ospedale in càmice e calzini ospedalieri. Senza reggiseno”.
L’infermiera ha poi indicato nel post i recapiti della rete nazionale per le vittime di stupro di cui fa parte, perché le persone interessate potessero donare loro nuova biancheria intima.
Fonte: TPI
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