Marcello Caruana, da 8 anni trascorre le ferie natalizie recandosi in Africa. Ogni dodici mesi dedica tre settimane del proprio tempo libero per aiutare i tanti piccoli pazienti bisognosi di cure specialistiche.
Nato a Sciacca in provincia di Agrigento, si è laureato nel 1982 e specializzato all’università di Palermo. Da 11 anni è primario della divisione di Chirurgia Generale della Casa di Cura Macchiarella, la più grande di Palermo. Si occupa di chirurgia colon proctologica, chirurgia addominale, infiammatoria e neoplastica, chirurgia della tiroide, chirurgia della mammella, chirurgia delle ghiandole salivari, chirurgia venosa e chirurgia dell’obesità.
A collaborare con lui un’équipe tutta palermitana composta dal chirurgo plastico Raffaele Vitale, dall’otorino Maurizio Di Marzo e dalle anestesiste Angela Scandurra, Salina Matranga e Anna Guddo. Insieme hanno fondato l’organizzazione internazionale “Oltre il possibile”, con sede a Palermo, per offrire un sostegno a chi non ha nulla.
“Noi siamo là per dare ma riceviamo molto di più. Riconoscenza e amore”, è la prima cosa che Marcello Caruana racconta nell’intervista rilasciata a Giada Lo Porto. Perché, se è vero che ci sono posti in cui i bambini nascono già grandi, come in Kenya o in Madagascar, è altrettanto vero che ci sono uomini che tornano bambini e giocano con loro per provare a strappargli un sorriso.
E lo ripete Marcello Caruana: “Riceviamo tanto amore”. Il racconto del medico prosegue con la spiegazione di come riesca a “costruire” quelle sale operatorie improvvisate, portando con sé, da Palermo, tutto il materiale.
“Sistemiamo i lettini all’interno di questi dispensari dove le suore missionarie prestano le prime cure ai bambini che soffrono — dice Marcello Caruana — ci occupiamo di malformazioni congenite cranio-facciali e degli esiti di ustioni nei bambini, ma operiamo anche gli adulti”.
Poi continua: “Si bruciano con grande facilità perché cucinano con grandi bracieri e hanno vestiti sintetici. E poi diamo nozioni fondamentali ai volontari che operano in questi contesti: come ci si lava in sala operatoria, quali sono le prime cose da fare per provare a salvare una vita”.
Il cruccio di questo medico palermitano è salvare vite, il maggior numero possibile. Per questo, quando torna nella sua città non smette di pensare ai “suoi” bambini.
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