Arriva anche il chiarimento del Direttore Generale della Asl che smentisce categoricamente la provocazione del partito separatista che nei giorni scorsi aveva esposto manifesti xenofobi contro i medici italiani (VEDI articolo)
Il Direttore Generale Zerzer definisce i manifesti disgustosi e smentisce il partito separatista del Süd-Tiroler Freiheit: “Problemi linguistici? Nessun paziente è morto. È solo politica. Non abbiamo mai avuto lamentele per personale che non parlava la lingua del paziente. Anche perché è nel nostro interesse che il personale sia bilingue. Per lo meno da quando sono in azienda io – afferma il direttore generale Florian Zerzer – non ho mai avuto a che fare con cause legali legate alla non conoscenza della seconda lingua. E non ricordo nemmeno di pazienti che si siano lamentati perché medici o infermieri non parlavano la loro lingua”. Lo conferma anche Cappello, direttore della Ripartizione legale: “Mai nessun contenzioso”.
Interviene duramente anche il sindaco Caramaschi: “Fossero stati su spazi del Comune, avrei già fatto togliere i manifesti”.
Insomma, nessun cadavere in obitorio perché “il medico non sapeva il tedesco”, come invece denunciano i secessionisti. Dietro l’immagine chiaramente parossistica, la denuncia di Süd-Tiroler Freiheit chiamava in causa casi di pazienti ai quali non sarebbe stato garantito un adeguato trattamento, dato che “da decenni ogni giorno viene calpestato il diritto dei sudtirolesi a usare la propria madrelingua”.
Zerzer incalza “Non ricordo ci siano mai state lamentele. Salvo casi isolati di lettere di dimissione o di referti che, per sbaglio, non sono stati emessi nella madrelingua del paziente. E questo perché si tratta di dati sensibili, dei quali non siamo a conoscenza. E in presenza di certi cognomi, può sorgere il dubbio. Ma in tutti i casi ci siamo subito scusati, rettificando il documento“. Ma si tratta di inconvenienti.
“Bene, in questo contesto – continua il D.G. – la scelta del legislatore di prolungare da 3 a 5 anni l’obbligo, per i neoassunti (in deroga al bilinguismo), di presentare la certificazione linguistica che attesti la conoscenza della seconda lingua. Per impararla ai livelli richiesti serve tempo, non è una cosa banale sostiene il direttore. Ed è ancor più difficile in una realtà come la nostra, dove un medico di madrelingua italiana non ha la possibilità di usare la seconda lingua sul campo in maniera “canonica”, dato che si paria per lo più in dialetto“.
Redazione Nurse Times
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