Riceviamo e pubblichiamo un comunicato a firma del coordinatore Cesare Hoffer.
Siamo stanchi, demotivati, stressati per il superlavoro, continuamente esposti a una situazione di rischio professionale. Abbiamo una formazione universitaria e un’elevata responsabilità civile e penale in quanto professionisti sanitari. Siamo sempre più anziani e usurati.
La lista delle cose che avremmo da dire sarebbe ancora lunga. A fronte di tutto ciò siamo stati abbandonati al nostro destino dalla politica e misconosciuti nel nostro ruolo dalle aziende sanitarie, che ci chiedono sempre di più. Da un lato dobbiamo elevare la qualità e quantità delle nostre prestazioni, dall’altro siamo soggetti nel contempo a continuo demansionamento, il tutto senza il dovuto riconoscimento.
E’ così che meritano di essere trattati infermieri e professionisti sanitari che hanno dimostrato di essere il principale baluardo della pandemia, che ora si riaffaccia minacciosa anche in Trentino? E’ così che viene riconosciuto il grande sacrificio personale e familiare che hanno dovuto sopportare? Noi non ci stiamo più. Ora diciamo basta. Vogliamo essere ascoltati e rispettati. Il personale è ormai stremato e gli organici degli infermieri e dei professionisti sanitari sono totalmente inadeguati ad affrontare una nuova ondata di coronavirus, in Italia e anche in Trentino.
Per questi e per altri motivi la delegazione trentina di Nursing Up, insieme a migliaia di colleghi, ha manifestato a Roma, al Circo Massimo, rivendicando nuove assunzioni, un contratto separato e adeguato, la possibilità di aggiornamento in orario di servizio, l’attivazione della libera professione, specifiche indennità per i professionisti sanitari. Ma soprattutto la possibilità di avere una vita privata e un adeguato recupero psicofisico.
In seguito alla manifestazione romana è arrivato da parte del Governo centrale un primo e timido segnale di apertura sulla possibilità di attivare un’area autonoma di contrattazione per i professionisti sanitari. Restiamo in attesa di atti concreti. Ora ci aspettiamo dal presidente della Priovincia, Maurizio Fugatti, e dall’assessore alla Salute, Stefania Segnana, un analogo impegno sulle stesse tematiche che abbiamo rivendicato a livello nazionale, in virtù dell’autonomia contrattuale e legislativa posta in capo alla Provincia autonoma di Trento. Se c’è la volontà politica, le cose possono cambiare. Anzi, le cose, a questo punto, devono cambiare.
In particolare, ai referenti istituzionali trentini chiediamo direttive e fondi specificatamente dedicati per un’area autonoma di contrattazione per tutti e ventidue i profili professionali, una categoria in più per i professionisti sanitari in armonia con alcune categorie provinciali, un reale potenziamento delle rete territoriale e ospedaliera tramite adeguate assunzioni, l’estensione dell’incentivo coronavirus a tutti i professionisti esclusi nella prima fase. Vogliamo uno stipendio adeguato e simile a quello dei colleghi europei. Siamo professionisti sanitari dal 1999, ma ancora retribuiti come lavoratori di un mestiere!
Noi adesso non ci fermeremo più: sarà protesta a oltranza. E in questo chiediamo aiuto e sostegno ai cittadini, che vogliamo assistere al meglio. In un Paese civile non è possibile che il peso principale della pandemia ricada su di noi, una categoria ormai stremata e stressata. La politica deve assumersi le proprie responsabilità e fare un chiaro investimento sui nostri professionisti. Per ora in Trentino abbiamo sentito molte parole e visto pochi fatti.
Redazione Nurse Times
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