La presidente Mangiacavalli è intervenuta ieri in occasione dell’evento organizzato da OPI Arezzo, nella persona del presidente Giovanni Grasso, per il lancio dello spot contro la violenza degli operatori sanitari
La presidente è andata in fondo ad analizzare le cause profonde di questo spregevole fenomeno, da ricercare nelle organizzazioni del lavoro che non contemplano la relazione come momento privilegiato di incontro con l’assistito da cui cogliere tutti gli elementi necessari a fornire una assistenza di qualità.
La relazione d’aiuto, che sarà uno dei punti cardine del nuovo codice deontologico, deve diventare una solida competenza nella cassetta degli strumenti degli infermieri per prevenire, riconoscere e gestire le aggressioni.
Per questo motivo la presidente esorta i colleghi a non smettere di studiare e aggiornarsi per costruirsi una solida cultura professionale.
Presto sarà disponibile un corso FAD gratuito messo a disposizione della FNOPI per comprendere come comunicare in maniera efficace anche nelle relazioni difficili.
Ma non solo, per combattere la violenza sugli operatori è necessario diffondere la cultura del rispetto e questo obiettivo è raggiungibile solo stringendo alleanze e addivenendo a patti con le altre professioni, con il management aziendale, con le istituzioni a tutti i livelli, con le forze dell’ordine rappresentate dal Ministro dell’Interno e della Difesa e con l’Ordine dei Giornalisti.
Su questi ultimi la presidente è stata molto chiara: la cultura del rispetto non si costruisce nell’opinione pubblica se i giornalisti si limitano a riportare esclusivamente gli episodi di malasanità, talvolta anche viziati da notizie dalla dubbia verificabilità e appropriatezza. La cultura del rispetto, altresì, si diffonde facendo luce sulla quotidianità degli operatori della salute che, pur in condizioni di lavoro difficili, riescono a garantire una rete di presa in carico: “Bisogna far percepire al cittadino che attorno a lui c’ è una rete pronta a prendersi carico dei suoi bisogni”. Dunque è arrivato il momento di stringere un patto di reciproco impegno per fronteggiare una vera e propria piaga sociale.
Alla presidente Mangiacavalli, fa eco il segretario della FNOMCeO Roberto Monaco per il quale urge “costruire ponti con le professioni e muri contro la violenza” ed elevare gli operatori sanitari a pubblici ufficiali in modo da inasprire le pene per gli aggressori.
Sono intervenuti anche:
- il dottore di ricerca infermieristica presso l’ università di Roma – Tor Vergata, Gianluca Pucciarelli che, illustrando i risultati di uno studio osservazionale prossimo alla pubblicazione, ha dimostrato come l’ 89% degli operatori della salute è stata vittima di violenza fisica e/o verbale.
- Il presidente OPI di BAT Giuseppe Papagni che, ricordando la tragica morte della psichiatra Labriola, auspica nuove soluzioni, nuovi modelli organizzativi in grado di fronteggiare questo fenomeno.
- Lo psichiatra, criminologo e scrittore Massimo Picozzi ha illustrato invece alcune tecniche di de-escalation conflittuale che dovremmo applicare per creare un contenitore emozionale in grado di gestire l’ energia negativa del potenziale aggressore. Opinione di chi scrive, queste soft skills, che ci aiutano a divenire più consapevoli del nostro ruolo all’interno di un contesto, dovrebbero trovare spazio d’insegnamento all’interno dei corsi di laurea in infermieristica, fermi, invece, ad insegnare il rifacimento letti!
La violenza sugli operatori è solo il riflesso di un problema ben più ampio e complesso. Gli infermieri pagano adesso sulla propria pelle il malcontento dei cittadini dopo decenni di mala-gestione politica della sanità. Si sono succeduti, infatti, governi che, in ossequio alle prescrizioni di austerità imposte dall’UE, per far fronte alla presunta insostenibilità finanziaria del sistema, hanno ridotto sempre di più l’offerta di salute definanziando progressivamente il SSN.
Tutto ciò ha causato la congestione di migliaia di utenti, in fila per accedere alle cure di un SSN che sta via via dis-conoscendo i suoi valori fondanti.
Gli infermieri assorbono le frustrazioni degli utenti che sfociano in episodi di aggressione conseguenti ad una vera e propria opera di macelleria sociale sui diritti dei cittadini, architettata da altri.
Dunque, colleghi, non è (solo) condividendo l’hashtag #RispettaChiTiAiuta che si combatte questa piaga sociale; per combattere alla radice questo problema, gli hashtag devono essere sostenuti da azioni concrete: è arrivato il momento di unirci a difesa di un sistema sanitario pubblico, universale e meglio rispondente ai nuovi bisogni di salute della popolazione.
Raffaele Varvara
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