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Avellino, personale in affanno al “Moscati”: arrivano i camici bianchi in pensione

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Avellino, ancora violenza nel pronto soccorso del “Moscati”: Nursind invoca provvedimenti
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Carmine Pacifico (Ampom): “Un medico resta tale per tutta la vita. Ma non siamo la panacea per ogni male: servono nuove assunzioni”.

II Pronto soccorso è in affanno, e anche gli altri reparti dell’ospedale “Moscati” di Avellino non se la passano troppo bene. In attesa dei rinforzi (10 infermieri e 8 medici imminenti al Pronto soccorso, poi 162 nuove assunzioni in totale fino al 2020), il direttore generale Angelo Percopo chiede aiuto ai camici bianchi in pensione, approvando il nuovo regolamento “per il conferimento di incarichi di collaborazione gratuita a dipendenti collocati in quiescenza”. E loro rispondono presente. «L’etica non va mai in pensione – dice Carmine Pacifico, presidente dell’Associazione medici pensionati ospedalieri Moscati (Ampom) –. La nostra associazione è nata quattro anni fa e conta oggi circa 60 professionisti che hanno alle spalle un’esperienza almeno quarantennale».

Insomma i medici in pensione sono pronti a rimettersi in gioco e qualcuno di loro è già tornato in prima linea. Anzi, non ha mai abbandonato la trincea. È il caso di Gianpaolo Palumbo, per anni responsabile della struttura di Tossicologia e del Centro antiveleni del “Moscati”, che dopo la pensione è stato nominato bed manager proprio in Pronto soccorso. «Palumbo – dice ancora il presidente Ampom – è un esempio e un punto di riferimento per tutti i colleghi. Il ruolo che ha assunto è di grande importanza. Infatti la figura del bed manager è fondamentale per decongestionare i flussi in entrata in Pronto soccorso. Il suo è un ruolo di raccordo tra l’emergenza e gli altri reparti, e consente di conoscere in tempo reale la disponibilità dei posti letto in modo da velocizzare i ricoveri».

E con l’approvazione del nuovo regolamento, altri medici potrebbero scegliere la stessa strada. «Confido nel fatto che in tanti rispondano all’invito del direttore generale Percopo – auspica Pacifico –. La struttura in questo momento ha bisogno del nostro sostegno. Ma attenzione, non siamo la panacea per tutti i mali. In particolare per quelli del Pronto soccorso c’è bisogno di nuove assunzioni e di energie fresche in grado di sostenere una condizione di stress costante».

L’associazione è comunque pronta a fare la sua parte: «II nostro spirito è quello di recuperare la diaspora dei medici in pensione, valorizzando la loro professionalità ed esperienza. È opportuno, infatti, che la multidisciplinarietà della loro professione venga adeguatamente impiegata, mettendola al servizio di chi ne ha bisogno nei modi e nei tempi che verranno via via definiti».

Gli incarichi di collaborazione potranno essere conferiti a personale già dipendente del “Moscati” in possesso di qualificata esperienza. La durata è di un anno per gli incarichi direttivi, mentre non ha limiti per le altre mansioni. Le richieste saranno valutate dal direttore del dipartimento competente, che successivamente passerà la parola per il placet definitivo alla triade direzionale (i direttori generale, sanitario e amministrativo).

Ma l’Ampom agisce anche al di fuori della città ospedaliera. Spiega Pacifico: «II programma dell’associazione ha lo scopo di promuovere, sostenere e organizzare attività di formazione e aggiornamento professionale, studi scientifici, convegni e seminari. Proprio per questo siamo impegnati anche nelle scuole, dove, di concerto con l’Ufficio scolastico provinciale diretto da Rosa Grano e con l’Ordine provinciale dei medici presieduto da Francesco Sellitto, tentiamo di sensibilizzare le nuove generazioni alla prevenzione. Inoltre abbiamo avviato un progetto di collaborazione presso un ambulatorio della Caritas. Il medico, in quanto operatore della sanità, non va mai in pensione, anche solo per dare una parola di conforto a chi soffre. Un medico resta tale per tutta la vita».

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Mattino

 

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