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Il gioco più bello al mondo dopo il calcio? E’ il fantacalcio. In base a questa affermazione, lanciata dal sito www.fantacalcio.it (uno degli innumerevoli dedicati al celebre gioco), tantissimi giocatori italiani andrebbero nel panico se anche nel nostro Paese venisse emessa la stessa sentenza che in questi giorni sta facendo discutere negli USA. Il Procuratore Generale dello Stato di New York, Eric Schneiderman, ha infatti dichiarato illegali i fantasy, i giochi di fantasia basati sui principali sport americani e che possono essere considerati l’equivalente d’oltreoceano del nostro fantacalcio.

D’altronde, il giornalista italiano Riccardo Albini – che lo inventò nel lontano 1988 – si ispirò al gioco denominato “fantasy baseball”.

Il fantacalcio, da quanto si può leggere in un articolo datato 5/12/2015 a cura del “belpaese”, rappresenta un gioco divertente, che spesso può costituire un momento di scambio e socialità tra amici e parenti e, anche per questo impersonifica un fenomeno socio-culturale che riflette la società moderna.

“La ludopatia è altra cosa che stare chiusi ore dentro la propria stanza ad elaborare la migliore formazione possibile per giocare al fantacalcio”.

Questo è parte del pensiero di Luigi Spedicato, professore associato di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi presso la Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e del Territorio dell’Università del Salento.

Professor Spedicato, può il fantacalcio provocare ludopatia?

“Il soggetto ludopatico è una persona sola che stabilisce rapporti solo virtuali sia con il gioco sia con la comunità di altri giocatori, anch’essa però solo virtuale, isolandosi fisicamente dal mondo. Il fantacalcio ha invece una dimensione collettiva ed un forte ancoraggio alla realtà che derivano dalle sue stesse regole, come la valutazione dei giocatori, la formazione da schierare o il calendario del campionato.

Bisogna fare attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio solo perché un certo numero di appassionati trascorre del tempo chiuso a casa a studiare il fantacalcio, magari di fronte ad uno schermo”.

Perché il fantacalcio attrae così tanto?

“Si possono individuare due elementi principali. Il primo è insito in qualsiasi altro gioco e riguarda la sfida, il suo brivido e l’eccitazione che procura. I giocatori si mettono alla prova e sfidano la sorte o anche le proprie capacità. C’è un elemento di forte gratificazione nella sfida; una sfida sì intellettuale, ma che produce una scarica adrenalinica, una modificazione ormonale del nostro corpo, eccitazione e brivido appunto”.

Ha parlato anche di un secondo elemento. Di quale si tratta?

“Mi riferisco alla socialità. Il calcio è una perfetta metafora di due componenti assolutamente tipiche dell’essere umano e della società umana: individualità e collettività.

Ognuno di noi si vede come un individuo unico, ma al tempo stesso è consapevole di far parte di un organismo collettivo che si chiama società. Il calcio è proprio questo: esiste un collettivo che si chiama squadra, all’interno della quale ci sono gli individui, i singoli atleti, dei personaggi dai quali ci aspettiamo che facciano qualcosa di straordinario che li distingua e li faccia venir fuori dalla squadra, i fuoriclasse appunto.

Ebbene, il fantacalcio è un gioco straordinario, perché permette al giocatore di costruire la propria società ideale attraverso la metafora della costruzione di una squadra di calcio ideale.

E’ una metafora della società e dell’individuo, ecco perché attira così tanto”.

Condivide la scelta degli Stati Uniti di vietare la loro versione del fantacalcio?

“No, anche perché qualsiasi attività si presta a diventare un gioco d’azzardo. Non credo sia una mossa utile a contrastare il fenomeno, soprattutto visto le tante possibilità che si trovano online.

Il problema sono i meccanismi che generano i bisogni per avere denaro, ma fortunatamente la stragrande maggioranza gioca al Fantacalcio per divertirsi insieme agli altri e condividere questa esperienza”.

Scupola Giovanni Maria

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