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L’UNIFG e la parabola dei primi e degli ultimi nella Casa Sollievo della Sofferenza

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L’UNIFG e la parabola dei primi e degli ultimi nella Casa Sollievo della Sofferenza
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La parabola dei primi e degli ultimi posti: chi si umilia sarà esaltato
«Il lavoro è dignità, toglierlo è peccato grave»

Sono le parole che il Santo Papa Francesco ha rivolto ai pellegrini riuniti in piazza San Pietro durante una delle tante udienza generali.

Parole che sono in forte dissonanza con la strana e triste vicenda che vede coinvolti circa 50 giovani infermieri che dall’oggi al domani, si sono visti privati di un importante opportunità di vita a causa di meccanismi che nulla hanno a che vedere con la tanto acclamata “misericordia cristiana”.

Meccanismi e decisioni presi proprio da un ente ecclesiastico che non ha mosso ciglio quando tali giovani si sono permessi di chiedere spiegazioni in merito alla loro esclusione dalla professione di infermieri.
Meccanismi che hanno dato il via ad uno strano ed insolito fenomeno che molti hanno etichettato in maniera bonaria come il “miracolo dei 110 e Lode”: la singolare anomalia universitaria verificatasi a partire dal 2014 nella struttura sanitaria creata e inaugurata dal Santo Padre Pio il 5 maggio 1956, conosciuta in tutto il mondo come Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.
Ed è proprio nel 2014 che ha inizio il calvario di questi giovani infermieri “esclusi” dalla Fondazione del Santo con le stigmate solo perché il loro voto di laurea non era rigorosamente “110 su 110”.

Per chi è interessato e non conoscesse l’intera vicenda, di seguito due link che sintetizzano quanto sta tutt’ora accadendo presso il polo distaccato di San Giovanni Rotondo dell’Università di Medicina e Chirurgia di Foggia.

L’eccellenza formativa dell’Unifg. Miracolo nel Cdl in Infermieristica

Università di Foggia: nuovo miracolo atteso presso il Cdl in infermieristica di San Giovanni Rotondo

Gli esclusi hanno solamente chiesto chiarimenti e hanno semplicemente segnalato una singolarità accademica che poteva giustamente essere non notata da chi si era preposto l’obbiettivo di assumere solamente gli studenti più meritevoli. Invece, il loro interessamento ha dato inizio ad un percorso fatto di ingiustizia, di false speranze, di menzogne e persino di disagi come quelli generati dalle moltitudini di lettere del Responsabile del Personale delle Risorse Umane che scriveva in risposta ad una loro missiva:
1) “[…] si ritiene di dover stigmatizzare che le considerazioni fatte in ordine al lamentato andamento del corso di laurea in Scienze Infermieristiche ed al loro esito nulla hanno a che vedere con la modalità di accesso nel nostro Istituto, regolamentato da una specifica procedura di reclutamento del personale approvata dal CdA della Fondazione”.

“[…] l’aver conseguito il diploma di laurea in Scienze Infermieristiche presso l’Università di Foggia non costituisce alcun diritto all’assunzione presso l’Istituto né un vincolo in tal senso per l’Istituto stesso.”
Tale risposta è in netto contrasto con la realtà in quanto è un fatto notorio che da 4 anni circa solo coloro che si laureano con 110 in Casa Sollievo della Sofferenza posso essere reclutati dall’Istituto… e stiamo parlando ad oggi di ben oltre 150 infermieri.

2) “[…] sui risultati finali dei corsi di laurea è argomento del tutto estraneo all’Istituto, la cui unica finalità, in quanto assegnatario di sede distaccata dell’Università di Foggia, è quella di dare agli studenti la migliore e più completa formazione. Non è neanche ipotizzabile una qualche interferenza dell’Istituto sui voti di esame e nell’assegnazione del voto di laurea essendo di esclusiva competenza rispettivamente dei docenti e dei componenti della commissione di laurea, designati e nominati in ambo i casi dall’Università di Foggia.”
Dopo queste parole ci si chiede: se tutti gli studenti raggiungono e superano il 110 e lode è di sola responsabilità dell’Università di Foggia? Ma è un dato di fatto che la maggior parte dei professori sono dipendenti di Casa Sollievo della Sofferenza.

3) “[…] la possibilità da voi paventata di una “alterazione dei voti” e di “voti contaminati” e ancora di “alterazione del punteggio di laurea” e l’ipotesi che il conseguimento del massimo voto di laurea da parte degli studenti della sede di San Giovanni Rotondo possa essere alterato, non si sa bene da chi e come, in funzione di una possibile assunzione presso il nostro Istituto, per la loro gravità, andrebbe segnalata direttamente agli organi preposti dell’Università di Foggia in quanto titolare del corso, se non addirittura, in quanto ipotesi di reato, all’autorità giudiziaria competente.”

Potrebbe trattarsi solo di mere congetture, ma l’elevata percentuale di eccellenze rilevate dovrebbe allarmare e/o insospettire chi è preposto alle assunzioni del personale? Il responsabile scrive di ipotesi di reato e forse potrebbe trattarsi proprio di abuso d’ atti d’ufficio ma se ciò fosse reale, chi sarebbe il soggetto leso? A chi il dovere di segnalare agli organi preposti?

4) “[…] Si vuole da ultimo far presente che l’insistenza ed i contenuti quantomeno discutibili delle Vostre note stanno costituendo una indebita pressione dei confronti dell’Istituto, atteggiamento spiegabile, ma non giustificabile, solo con il vostro stato, anche se non di tutti (è noto che alcuni lavorano presso strutture sanitarie)…”.
Questa frase desta maggiori perplessità in quanto una semplice richiesta di spiegazioni e delle legittime segnalazioni vengono etichettate come “indebite pressioni”. Al contrario l’identificazione ad uno ad uno delle singole sottoscrizioni della missiva inviata dagli esclusi, la decisione di rispondere singolarmente a ciascuno dei firmatari, la verifica ed indagine sulle attuali attività lavorative sono chiari espedienti atti a creare disagio e convincerli a lasciar stare.

La risposta del responsabile delle risorse umane ha sortito il suo effetto, gli esclusi hanno capito l’antifona.
Purtroppo ad oggi le perplessità dell’opinione pubblica non sono affatto diminuite in quanto, nonostante la grande attenzione e il clamore generato dal dilagante e “miracoloso” risultato accademico, nonostante i vertici della sede Vaticana siano preoccupati da questa emorragia di voti oltre la media statistica, nonostante tutto ciò anche quest’anno, il 13 novembre scorso, tutti gli studenti iscritti nell’a.a. 2016 (circa 25) hanno conseguito – a meno di un solo 108 – il voto massimo di laurea di 110 e 110 con lode.

Quindi a breve, come gli studenti laureati nel 2015, nel 2016 e nel 2017, anche questi ultimi neo-infermieri saranno assunti dalla Fondazione di Casa Sollievo grazie al tanto meritato lascia passare.
È doveroso, inoltre, informare che il suddetto interessamento del Vaticano ha richiesto la presenza della seduta di laura del novembre 2017, di una commissione speciale. Gli stessi studenti furono avvisati con largo anticipo da chi dirige il corso di laurea e fu espressamente detto loro di “non laurearsi tutti a novembre”. Quindi su 25 studenti, solo 13 si sono presentati alla seduta di novembre conseguendo tutti il voto finale di 110 e 110 con lode. I restanti 12 si sono presentati durante la seduta successiva di aprile e solo due di loro non hanno raggiunto il massimo voto finale.
Tutto questo non ha dell’assurdo? Stiamo pur parlando di una università pubblica che ha sede in un ospedale privato che comunque usufruisce di fondi pubblici. Come mai tutto questo silenzio intorno ad una così prodigiosa vicenda?
Nessuno oramai si scandalizza più.

Nessuno ha voluto parlare della giovane ragazza laureata con 110 e lode, sorella di una delle ragazze escluse e firmatarie della missiva di chiarimenti e segnalazioni. La ragazza in questione, nonostante avesse raggiunto il massimo valore accademico non era ugualmente “all’altezza” di lavorare presso Casa Sollievo della Sofferenza per via della sua statura, troppo bassa. No, non è uno scherzo ma per fortuna a seguito dei giusti canali legali la ragazza è stata assunta.

Oppure nessuno vuole parlare di un nuovo “miracoloso” evento avvenuto la scorsa settimana e che vede la “trasmutazione” di un operatore socio-sanitario in un infermiere. Ma la cosa più assurda non è tanto il passaggio di mansione in quanto la persona in questione è un laureato in infermieristica presso il polo didattico di Casa Sollievo della Sofferenza, ma la cosa strana è il suo voto di laurea – pari a 107 su 110 – che lo rende non idoneo a svolgere l’attività d’infermiere in Casa Sollievo della Sofferenza. Allora, come si spiega quest’ultimo “miracolo”?

Com’è possibile che un “immeritevole” possa accedere a tale professione pur non avendo i requisiti richiesti?

Anche in questo caso non si tratta assolutamente di un “miracolo”, bensì l’infermiere in questione è parente di chi è a stretto contatto con chi gestisce l’ente ecclesiastico. Infatti, dopo essersi laureato nel 2012 e a seguito del ferreo criterio del 2014, l’infermiere non all’altezza di quella professione è stato assunto come OSS ma poi, la settimana scorsa, il cambio di contratto. Nessun “miracolo” dunque.

Gli esclusi – per qualcun altro i non “meritevoli” di lavorare presso la Casa Sollievo della Sofferenza – non credono nei “falsi miracoli”. Una cosa è certa, chi sta amministrando l’istituto, sta generando così tanta “sofferenza” in questi ragazzi e ragazze che nulla a che vedere con quella Santa Opera fondata da Padre Pio di Pietrelcina.

La Fondazione non può essere artefice di iniquità e prevaricazioni, per tale ragione gli esclusi chiedono pubblicamente che la Santa Sede faccia chiarezza sulle modalità di assunzione e sul cambiamento repentino e retroattivo delle graduatorie dell’istituto.
Concludiamo citando nuovamente il Santo Papa Francesco e il suo monito verso le “compravendite morali” che “come una piovra, nascosta e sommersa, con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male. Quel male che genera il dramma dei nuovi esclusi del nostro tempo. Che vengono privati della loro dignità.”

 

Massimo Randolfi

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