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Lucca, si suicidò al Pronto soccorso: tre medici indagati per mancata vigilanza

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Lucca, si suicidò al Pronto soccorso: tre medici indagati per mancata vigilanza
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L’uomo aveva già tentato di togliersi la vita poco prima. Secondo l’accusa, un ricovero in Psichiatria avrebbe potuto evitare la tragedia.

Non chiesero una nuova visita che avrebbe potuto concludersi con un ricovero in Psichiatria per un 51enne di Fornaci di Barga, arrivato in ospedale dopo un tentato suicidio. Una soluzione che avrebbe potuto evitare la morte consumata nella solitudine di un bagno del Pronto soccorso, nella notte tra il 15 e il 16 maggio 2018. Accusati di omicidio colposo in concorso, tre medici dell’ospedale San Luca di Lucca, due residenti a Lucca e uno a San Giuliano Terme. Hanno ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini, che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio.

La Procura di Lucca contesta ai tre, in varie fasi della giornata durante il ricovero del paziente, un comportamento capace di creare le condizioni di una mancata vigilanza della persona che aveva tentato di togliersi la vita tagliandosi le vene ai polsi. Una “finestra” di libertà di movimento con un epilogo tragico. Il paziente prese due sacchetti di plastica e un laccio, andò nel bagno nei pressi della cameretta in cui era ricoverato e, dopo averli calati in testa e stretti intorno al collo, si soffocò alle 3:30 del mattino. Era arrivato in ospedale alle 9:30 circa.

La diagnosi era quella di un tentato suicidio. L’uomo aveva passato tutta la notte al cimitero comunale, sdraiato sulla tomba della madre recentemente scomparsa. Era in ipotermia e aveva delle ferite ai polsi. Lo psichiatra lo aveva visitato e, dopo averlo mandato in reparto per i problemi dovuti alle ferite alle braccia, si era raccomandato di essere ricontattato per una nuova valutazione circa la degenza in Psichiatria. Secondo l’accusa uno dei medici del Pronto soccorso non si preoccupò poi di segnalare il caso al collega psichiatra.

Quando poi il paziente era passato nel reparto di Osservazione breve intensiva, gli altri due medici indagati lo avevano tenuto d’occhio in maniera blanda, senza chiedere l’intervento dello specialista, che, stando all’accusa, avrebbe potuto cogliere il malessere nell’aspirante suicida. E avrebbe impedito che fosse lasciato solo nella camera, dandogli anche la possibilità di reperire il materiale con cui poi si uccise.

La morte del 51enne di Fornaci, conosciuto anche nel mondo della pallavolo locale, ha destato sconcerto tra parenti e amici, ma ha avuto conseguenze anche nell’organizzazione dei reparti ospedalieri. A dicembre l’Azienda sanitaria ha deciso unilateralmente di prendere infermieri e operatori socio-sanitari del dipartimento di Salute mentale e di inviarli, in orario istituzionale, a effettuare il servizio di sorveglianza personalizzata per la prevenzione del suicidio al Pronto soccorso dell’ospedale San Luca.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Tirreno

 

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