Con la nota del 19 ottobre 2020 (leggi qui); l’Opi di Bolzano richiede l’autorizzazione ai rispettivi ordini di far eseguire tamponi nasofaringei, ad altri operatori sanitari non infermieri.
Nello specifico gli operatori sanitari individuati sono ostetriche, logopedisti, igienisti dentali, tecnici della prevenzione, tecnici di laboratorio; per i quali sarebbe prevista una giornata di formazione teorico-pratica ”affinché possano rinfrescare le conoscenze anatomiche ed acquisire manualità per l’esecuzione del tampone stesso”.
I professionisti non andrebbero a domicilio, ma svolgerebbero la suddetta attività in presenza di un medico o infermiere.
La Federazione nazionale Ordini dei TSRM e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione risponde così alla richiesta:
”Questa Federazione ritiene che l’atto esecutivo di effettuare il tampone naso-faringeo non prevede il possesso di particolari competenze esclusive; ovvero prescinde dalla specifica competenza di una professione sanitaria essendo atto ai fini diagnostici e non atto diagnostico in sé; in altri termini il cosiddetto tampone non può essere annoverato tra le specifiche competenze di una professione sanitaria, soprattutto in questo momento storico; naturalmente questa ampia investitura dovrà essere proceduta da un’adeguata formazione tecnica.
Va, inoltre, considerato che la specifica effettuazione del tampone naso-faringeo per la ricerca di SARS-CoV-2 nel periodo attuale; ovvero nel corso della durata dello stato di emergenza da COVID-19 deliberato dal Consiglio dei Ministri 31 gennaio 2020 e prorogato il 29 luglio 2020 in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivante da agenti virai trasmissibili; è da considerarsi rientrante nell’“Attuazione di tutte le misure di prevenzione e controllo previste in caso di una possibile emergenza” all’interno dell’area di intervento Sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive e parassitarie nell’ambito dei Livelli di assistenza relativi alla Prevenzione collettiva e Sanità pubblica. Di cui al DPCM 12 gennaio 2017, che il Servizio sanitario nazionale deve garantire gratuitamente a tutti i cittadini attraverso i propri servizi e i propri operatori.
Infine, ritenendolo un aspetto meritevole di attenzione; tenuto conto sia del fatto che l’attività non è tipica e riservata di alcuna professione sanitaria sia del predetto stato di emergenza; chiunque a seguito di opportuna formazione, tra gli iscritti agli Ordini rappresentati dalla scrivente effettuasse le attività in oggetto; potrebbe beneficiare della copertura prevista dalla polizza assicurativa federativa.
Pertanto, alla luce di quanto sopra, non vi è da parte della scrivente Federazione alcun elemento ostativo nei confronti della vostra richiesta.”
Alcuni sindacati hanno già espresso il loro dissenso, e voi che ne pensate ?
Redazione NurseTimes
Ultimi articoli pubblicati
- Trapianto “samaritano” di rene riuscito tra Padova, Bologna e L’Aquila
- Sla, individuato nuovo biomarcatore: è una proteina che riduce l’appetito
- Salerno, nuovo scandalo in Rsa: dopo i maltrattatamenti, ecco il raggiro per depredare un’anziana
- Treviso, uomo tornato dal Congo muore per sospetta febbre emorragica. Il virus misterioso potrebbe essere una forma grave di malaria
- Puglia, arriva la bocciatura della Corte Costituzionale: “Aress non può gestire concorsi e assunzioni per conto delle Asl”
Lascia un commento