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Long Covid, due studi analizzano i sintomi nei bambini

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Long Covid, due studi analizzano i sintomi nei bambini
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Il primo lavoro è stato condotto dai ricercatori dell’Università di Calgary (Canada). Il secondo da quelli dell’Università di Copenaghen (Danimarca).

Il 6% dei bambini che finiscono al pronto soccorso con coronavirus mostra sintomi di long Covid a distanza di 90 giorni. È il risultato di uno studio, apparso su Jama Network Open, che associa alcuni parametri alla probabilità di insorgenza della sindrome: un ricovero iniziale di almeno 48 ore, quattro o più sintomi presenti al momento della visita e un’età pari o superiore a 14 anni.

“I primi rapporti sull’argomento stimavano che dal 25% al 58% dei bambini avesse manifestato il Long Covid tre mesi dopo la malattia acuta, e che l’insorgenza non fosse associata alla gravità della malattia – spiega Stephen Freedman, della Cumming School of Medicine presso l’Università di Calgary, in Canada, autore senior dello studio -. Tuttavia uno studio successivo, che includeva principalmente bambini non ricoverati in ospedale e positivi a SARS-CoV-2, ha riportato che solo il 4% era sintomatico 28 giorni dopo essere stato testato, e il 2% era sintomatico 56 giorni dopo essere stato testato”.

Tra i limiti degli studi vanno ricordati criteri di test basati su sintomi tipici degli adulti, bassi tassi di follow-up, piccole dimensioni del campione e classificazione dell’esposizione basata sugli anticorpi. Allo studio di Freedman hanno partecipato 1.884 bambini con Covid ed età media di tre anni, seguiti per 90 giorni. Il Long Covid è stato riscontrato nel 10% dei bambini ricoverati in ospedale e nel 5% di quelli dimessi dal pronto soccorso.

I sintomi persistenti più comuni erano stanchezza, tosse, difficoltà respiratorie. In genere i tassi di long Covid tra gli adulti sembrano più alti rispetto a quelli osservati nei bambini. “I nostri risultati suggeriscono che sono necessari una guida e un follow-up appropriati, soprattutto per i bambini ad alto rischio di long Covid”, concludono gli autori.

Un altro studio, pubblicato su Lancet dall’Università di Copenaghen, ha analizzato gli effetti del long Covid sui bambini da zero a 14 anni. In totale sono stati analizzati i dati di 11mila bambini contagiati da Sars-CoV-2 e 33mila mai stati positivi. I genitori hanno risposto a un questionario sui 23 sintomi del long Covid più comuni, che devono protrarsi per oltre due mesi per poter essere classificati come espressione della sindrome.

È emerso che i bambini con diagnosi di Covid-19 hanno più probabilità di soffrire di sintomi associati al long Covid rispetto al gruppo di controllo. Un risultato che sembra ovvio, ma in realtà le percentuali dei due gruppi, a parte in un caso, erano molto simili. “Questi tipi di sintomi, non specifici, come mal di testa, dolore addominale, stanchezza, che vengono attribuiti al long Covid, in realtà come sappiamo colpiscono spesso anche bambini ‘sani’, che non hanno mai avuto l’infezione”, spiega la professoressa Selina Kikkenborg Berg, dell’ospedale dell’Università di Copenaghen, autrice dello studio.

Nella fascia d’età zero-tre anni il 40% dei bambini con Covid mostrava sintomi che perduravano per oltre due mesi, contro il 27% del gruppo di controllo. Nelle successive fasce la differenzia si assottiglia. Tra i quattro e gli undici anni il 38% dei positivi manifestava i sintomi, contro il 34% degli altri, e nella fascia 12-14 le percentuali erano del 46% e del 41%.

Un altro dato interessante è che nei bambini colpiti dall’infezione si sono registrate meno paura, preoccupazione e insonnia rispetto a chi non si era mai ammalato. “È molto interessante, ed è la controprova che i ragazzi sono stati caricati di moltissima ansia nei confronti della pandemia, soprattutto gli adolescenti – spiega il professor Guido Castelli Gattinara, dell’Istituto per la Salute del bambino e dell’adolescente del Bambino Gesù di Roma, nonché presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica -. Uno studio italiano concludeva che i ragazzini delle medie erano in grandissima parte pronti a vaccinarsi non tanto per loro stessi ma per proteggere genitori e nonni. È quindi normale che chi non ha ancora fatto il Covid rimanga ansioso e preoccupato”.

I questionari hanno mostrato i sintomi più ricorrenti nelle diverse fasce d’età. Tra i zero-tre anni i più presenti sono repentini cambi di umore, eruzioni cutanee e dolore addominale. Nei bimbi tra i quattro e gli undici anni si presentano più spesso sbalzi di umore e difficoltà a ricordare e concentrarsi, mentre nei più grandi sono stati riportati soprattutto stanchezza e problemi di memoria e difficoltà nella concentrazione.

“Abbiamo anche notato tra i nostri pazienti che i più piccolini tendono ad avere disturbi del tratto intestinale come uno dei sintomi più persistenti, che si attenua invece nei ragazzi più grandi – prosegue Castelli Gattinara -. Per questi ultimi invece uno dei problemi principali che caratterizzano il Long Covid è il brain fog, un affaticamento nel concentrarsi, fare i compiti e studiare”.

I dati mostrano che Omicron causa meno casi di long Covid rispetto alle altre varianti, anche nei bambini. Inoltre il vaccino sembra proteggere anche dalle sequele dell’infezione. “Sicuramente la vaccinazione ha un effetto anche sul long Covid – conferma l’esperto -. Abbiamo pure constatato che i casi di Mis-C, la sindrome infiammatoria multisistemica, molto grave, che colpiva alcuni piccoli dopo essersi ammalati di coronavirus, si sono ridotti decisamente da quando abbiamo iniziato a vaccinarli”.

Redazione Nurse Times

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