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Massimo Randolfi

“Lo stupro è peggio ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma ed è un rapporto normale”. A rischio licenziamento il mediatore culturale

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Un commento apparso su Facebook nella pagina del Resto del Carlino ha indignato milioni di lettori

La frase è in riferimento al tragico episodio della coppia di ragazzi polacchi vittime di una violenta aggressione sulla spiaggia di Rimini; che si è conclusa con lo stupro della ragazza ad opera di quattro immigrati africani.

Un mediatore culturale infatti avrebbe espresso il seguente pensiero:

“Lo stupro è peggio ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma ed è un rapporto normale”.

Dopo poco tempo il commento è stato rimosso ma nonostante ciò migliaia di lettori si sono giustamente indignati.

L’autore, Abid Jee, 24 anni, ora rischia il licenziamento dal posto di lavoro presso la cooperativa bolognese Lai-Momo.

Dal mese di dicembre 2016 è stato assunto come mediatore culturale all’hub regionale di via Mattei; centro di smistamento dei migranti poi ridistribuiti in tutta la regione.

Sarebbe impegnato anche in altre strutture di accoglienza della città. Il primo verdetto della cooperativa è arrivato: il ragazzo è stato sospeso in via cautelativa.

“Abbiamo verificato e confermiamo che il profilo Facebook corrisponde a un nostro dipendente, stiamo prendendo i provvedimenti conseguenti, confidiamo di potervi aggiornare nel merito nel pomeriggio“, dichiara Silvia Festi, responsabile dell’area sociale della cooperativa.

La decisione è stata presa per direttissima, poche ore dopo la pubblicazione del messaggio:

“Al di là di ogni ferma condanna morale già espressa, riteniamo che questo comportamento abbia danneggiato gravemente la nostra immagine e abbiamo preso fermi provvedimenti, in base a quanto consentito dalla legge.

Nel rispetto delle disposizioni vigenti e del contratto nazionale delle Cooperative sociali, infatti, abbiamo avviato oggi una procedura disciplinare e contestualmente abbiamo sospeso il dipendente in via cautelativa da ogni attività lavorativa“.

La cooperativa Lai-Momo è una delle maggiori realtà che si occupa di accoglienza dal 1995; ha 75 dipendenti, 56 a tempo indeterminato, 12 a tempo determinato e 7 apprendisti, 11 sono nati in Paesi extra Ue.

I responsabili del personale hanno chiarito come venga selezionato il personale:

“Lai-momo seleziona i propri collaboratori a partire dall’analisi dei curriculum che riceve – spiegano – ai quali, in caso di interesse, fa seguire la convocazione ad alcuni colloqui di valutazione, durante i quali rileva la compatibilità dell’approccio professionale del candidato all’ambito in cui dovrà operare.

Non è consentito dalla normativa vigente in materia di riservatezza dei dati sensibili, effettuare accertamenti o indagini sulle opinioni personali dei collaboratori, in fase di selezione e nel corso del rapporto di lavoro“.

L’assunzione dell’uomo, pertanto, “è avvenuta dopo un periodo di collaborazione occasionale in cui sono state verificate la correttezza e professionalità del suo operato, che ci sono state confermate oggi dai coordinatori e dai colleghi a lui più vicini, scossi e stupiti dal suo commento Fb, che mai avrebbero immaginato e dal quale, ovviamente, si dissociano completamente“.

La nota della cooperativa sociale “Lai-momo” apparsa su Facebook:

Parole incompatibili con il ruolo di mediatore culturale

Anche l’assessore del Welfare del comune di Bologna Luca Rizzo Nervo è intervenuto sulla vicenda:

“L’aggressione della coppia polacca a Rimini, lo stupro di gruppo della ragazza e della transessuale – scrive- è un fatto di una sconvolgente brutalità e disumanità che provoca rabbia e rivalsa collettiva e che chiede di trovare subito i responsabili e chiede alla giustizia di garantire una pena esemplare e certa. Aggiungere all’indignazione per questa vicenda, parole di una gravità inaudita come quelle messe a commento della notizia da parte di un operatore sociale che opera nel campo della accoglienza dei migranti, è intollerabile”.

L’assessore si dice poi certo, “che la cooperativa sociale, che conosco per la serietà del lavoro che svolge saprà trarre le conseguenze circa l’incompatibilità fra chi è portatore di una simile idiozia e il compito delicato della mediazione culturale.

Le competenze che sono richieste per gestire al meglio la complessità della vicenda migratoria non sono solo strettamente professionali ma anche umane e deve essere uno sforzo di tutti verificarle sempre con straordinaria puntualità, come so avvenire, specialmente in un sistema finanziato dallo Stato.

Poi la responsabilità di ciò che si dice e si fa è sempre personale e rifuggo un dibattito politico che voglia ricondurre, in modo strumentale, all’intero sistema dell’accoglienza e alle sue professionalità”.

Simone Gussoni

Fonte: Repubblica

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