L’episodio è avvenuto all’ospedale di Lecco per l’ingessatura al dito indice della mano di una bambina di 3 anni. Ma di malasanità non c’è nulla.
Una bendatura sbagliata, effettuata ad una bambina, di tre anni, al pronto soccorso dell’ospedale “Manzoni” di Lecco, si trasforma in un presunto caso di malasanità con uno sforamento nel campo delle bufale, con tanto di titoloni da parte dei giornali.
Ma a spulciare nelle pieghe di questa storia, si scopre che probabilmente di malasanità non c’è nulla se non, appunto, il titolone dei giornali.
Il fatto, increscioso ed assurdo, si sarebbe verificato all’ospedale Manzoni di Lecco, in Lombardia: ad una bimba di soli 3 anni, in seguito ad una frattura ad un dito, sarebbe stata effettuata una bendatura sbagliata. Nulla di strano se non fosse che quella storia, stando ai resoconto giornalistici, si tinge di giallo. Alla bimba non sarebbe stata applicata una bendatura sbagliata ma avrebbero ingessato un dito inesistente.
Da non crederci, tanto che il dubbio è legittimo: ma sarà vero quanto accaduto all’ospedale di Lecco o è una bufala diffusasi a macchia d’olio? Come si può, infatti, ingessare o “steccare” un dito inesistente? È mai possibile che ciò accada? E se mai ci fosse un responsabile di questa stranezza, a cosa andrebbe addebitata la sua performance? A un momento di blackout totale o è rimasto vittima di un attacco di spiritosaggine? Poi, però, spulciando nei fatti e ragionando sugli stessi, ci si chiede se non sarà mica che la bimba, con abile tecnica e dopo vari tentativi, facilitata dalle piccole dimensioni delle sue dita, ha semplicemente trovato il modo di sfilare la falange dalla fasciatura?
La bendatura incriminata, infatti, è stata rifatta alla piccola ben tre volte in 48 ore (Non sarà mica che la bambina aveva trovato svariati e ingegnosi modi per liberare la sua manina da quello scomodo bendaggio?), per immobilizzare un ditino fratturato.
Ed è proprio dopo il terzo tentativo che la madre afferma di aver notato che la piccola non aveva più 5 dita in quella manina bensì 6.
Queste le parole della donna per raccontare l’intera vicenda: “Sabato pomeriggio decidiamo di portarla al pronto soccorso: una lastra rivela una frattura all’indice. Andiamo in sala gessi, le fanno un bendaggio. Già a prima vista ci è parsa una benda un po’ raffazzonata. E lunedì pomeriggio, dopo l’asilo, mio marito ha riportato la piccola al Ps del Manzoni. Siamo ritornati in sala gessi: c’era un altro ortopedico, ma quello che mi ha deluso è che questo medico ha lasciato fare l’ingessatura ad una infermiera, senza guardare poi il risultato”.
Al netto della delusione della signora probabilmente ignara del fatto che gli infermieri sono professionisti della sanità, arriva immediata la risposta dell’ospedale Manzoni: “Si precisa che l’immobilizzazione dell’arto è stata eseguita nel modo corretto e all’uscita dalla sala gessi la piccola paziente aveva una bendatura con splint metallico corretta e regolare. È possibile che nei minori in tenera età, come nel caso della bambina protagonista della vicenda, a causa di movimenti improvvisi e per le piccole dimensioni degli arti, steccature e ingessature possano subire degli spostamenti”.
Il giallo è risolto. Non c’era nessun caso di malasanità (come spacciato da alcuni giornali), né c’era dell’incredibile in questa storia del bendaggio sbagliato e del dito fantasma.
Fonti: La provincia di Lecco, Secolo d’Italia, Fanpage
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