Approfondiamo un tema già trattato ieri, grazie ai dati forniti dalla Fondazione Gimbe.
Il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa (PNGLA) 2010-2012, approvato con l’Intesa Stato-Regioni del 28 ottobre 2010, ha definito 58 prestazioni tra visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici per cui ASL ed ospedali devono garantire i tempi massimi di attesa. A seguito del recepimento del PNGLA, a Regioni e Province autonome spettava di pubblicare il loro Piano regionale di governo delle liste d’attesa e, entro 60 giorni, ogni Azienda sanitaria era tenuta ad adottare il proprio programma attuativo
garantendone adeguata diffusione ai cittadini.
«Le analisi dell’Osservatorio GIMBE – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – dimostrano che, a parte la rilevazione effettuata da Agenas nel 2010, non è disponibile alcun monitoraggio nazionale aggiornato sui recepimenti regionali del PNGLA e sulla redazione dei piani aziendali, né tantomeno sulla rendicontazione pubblica dei tempi di attesa, oggetto solo di indagini a campione effettuati da varie organizzazioni: CREA Sanità, Censis, Cittadinanzattiva, Eurispes. Per tale ragione abbiamo deciso di finanziare con la borsa di studio “Gioacchino Cartabellotta” lo studio “Governance delle liste d’attesa: analisi recepimenti regionali del PNGLA e valutazione dei piani attuativi aziendali”».
Lo scorso 14 giugno, in vista della predisposizione del nuovo PNGLA, il neo ministro Giulia Grillo ha inviato a Regioni e Province autonome una circolare mirata a raccogliere informazioni capillari sulle modalità di gestione delle liste di attesa e dell’attività libero-professionale intramuraria. «Considerato l’interesse del nuovo Esecutivo per la spinosa questione dei tempi di attesa – puntualizza Cartabellotta –, la Fondazione GIMBE ha deciso di rendere noti i risultati preliminari del monitoraggio indipendente sugli adempimenti di Regioni e Province autonome». Tali informazioni, secondo quanto previsto dal cosiddetto “decreto trasparenza” (Dlgs 14 marzo 2013, n. 33), dovrebbero essere rese pubblicamente disponibili a tutti i cittadini con l’obiettivo di favorire il controllo diffuso sull’operato delle istituzioni e sull’utilizzo delle risorse pubbliche.
In questa prima fase dello studio la ricerca dei documenti è stata effettuata sia tramite la consultazione diretta dei siti web istituzionali di Regioni e Province autonome sia tramite ricerche Google, utilizzando varie parole chiave: “liste di attesa”, “liste d’attesa”, “tempi di attesa”, “tempi d’attesa”.
Piani Regionali – Tutte le Regioni e Province autonome rendono disponibili sia le delibere di recepimento del PNGLA 2010-2012 sia i Piani regionali per il governo delle liste di attesa. Dopo la pubblicazione della prima versione, tali piani sono stati variamente aggiornati e/o integrati dal dal 2010 al 2018.
Rendicontazione pubblica dei tempi di attesa – Dai siti istituzionali emerge un quadro molto eterogeneo:
• Campania, Molise e Toscana non rendono disponibile alcun report.
• Calabria, Lombardia e Umbria rimandano ai siti web delle aziende sanitarie, senza effettuare alcuna aggregazione dei dati a livello regionale.
• 9 Regioni e una Provincia autonoma rendono disponibile solo l’archivio storico sui tempi di attesa con range temporali e frequenza degli aggiornamenti molto variabili: Provincia autonoma di Trento dal 2013 al 2017, Abruzzo dal 2013 al 2014, Friuli-Venezia Giulia dal 2009 al 2014, Liguria dal 2017 a marzo 2018, Marche da settembre 2014 a maggio 2018, Piemonte dal 2009 al 2017, Puglia da aprile 2012 a ottobre 2017, Sardegna da ottobre 2014 ad aprile 2018, Sicilia solo ottobre 2013, Veneto da gennaio 2017 ad aprile 2018.
• Solo 5 Regioni offrono sistemi avanzati di rendicontazione pubblica sui tempi di attesa:
– La Provincia autonoma di Bolzano riporta per le 58 prestazioni i tempi di attesa nelle aziende sanitarie riferiti a un preciso giorno di riferimento del mese precedente (30 maggio 2018).
– La Valle d’Aosta riporta i tempi di attesa nelle aziende sanitarie per oltre 100 prestazioni riferite al mese precedente (giugno 2018).
– L’Emilia-Romagna, tramite un portale ad hoc, permette di conoscere per 50 prestazioni il numero e la percentuale di prenotazioni erogate dalle aziende sanitarie entro i tempi massimi previsti. I report sono elaborati a cadenza settimanale dal gennaio 2016 e sono disponibili anche report storici dal gennaio 2015. Il sistema permette anche di confrontare le performance per singola prestazione tra differenti aziende sanitarie.
– Il portale della Regione Lazio offre per 44 prestazioni le stesse modalità di rendicontazione dell’Emilia Romagna, ma non permette di confrontare le performance per singola prestazione tra differenti aziende sanitarie. I dati sono elaborati a cadenza settimanale a partire dal 21 maggio 2018, ma non è disponibile alcun archivio storico.
– La Basilicata, tramite un portale ad hoc, permette di conoscere in tempo reale i tempi di attesa per le prestazioni erogate da ciascuna azienda sanitaria e di consultare l’archivio storico 2014-2018 dei tempi medi di attesa per tutte le prestazioni in tutte le strutture sanitarie. Non consente, invece, di confrontare in tempo reale i tempi di attesa per singola prestazione tra differenti strutture.
I risultati preliminari dello studio GIMBE dimostrano, pertanto, che la trasparenza sui tempi di attesa, di fatto prevista per legge, rimane in larga parte disattesa da Regioni e Province autonome: accanto ad alcuni sistemi avanzati di rendicontazione che permettono di conoscere in tempo reale i tempi di attesa per ciascuna prestazione in tutte le aziende sanitarie, vi sono addirittura Regioni che non rendono disponibile alcun dato, nonostante qualcuna sia in pole position nella “classifica” degli adempimenti LEA.
«Al fine di contrastare questo inaccettabile livello di mancata trasparenza – conclude Cartabellotta –, la Fondazione GIMBE auspica che il nuovo Piano nazionale per il governo delle liste di attesa definisca criteri univoci per rendicontare pubblicamente i tempi di attesa, per consentire ai cittadini di partecipare attivamente al miglioramento dei servizi sanitari e per fornire a istituzioni e ricercatori una base univoca di dati per confrontare le performance regionali, anche ai fini di un inserimento di tale indicatore nel monitoraggio degli adempimenti LEA».
Redazione Nurse Times
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