La violenza sulla donne e quella subita dagli operatori sanitari sui luoghi di lavoro è stato il tema che ha unito i diversi momenti del dibattito ospitato nella sala conferenze della Camera di Commercio. Presentati dati preoccupanti sui femminicidi in Italia.
PADOVA – Sul filo rosso che unisce l’inizio e la conclusione della Giornata internazionale dell’infermiere, cammina sospesa una parola che in tanti vorrebbe tirare giù: violenza. Da quella che ha le donne come vittime sino ad arrivare agli operatori sanitari (gli infermieri su tutti) che vivono la loro professione in una sorta di frontiera tutta nostrana (come i pronto soccorso degli ospedali e gli ambiti psichiatrici).
Mettere fine a quelle violenze, intimare uno stop che diventa una sorta di sogno utopistico, è diventato il tema attorno al quale l’Ipasvi di Padova ha costruito la sua giornata di celebrazione degli infermieri. La violenza sulle donne la racconta, attraverso l’esperienza del gruppo Polis di Padova, Alice Zorzan che ne è la responsabile: lo fa con i numeri dell’Istat (anche se l’indagine risale al 2014) e quel 31 per cento di donne, tra i 16 e i 70 anni, che in Italia è vittima di violenza. Dato allarmante, amplificato da una media ancor più raccapricciante: mediamente in un anno si registrano 164 femminicidi.
E sono sempre i numeri, forniti dalla Zorzan, ha fotografare la situazione nel Veneto: 4585 segnalazioni arrivano ai centri antiviolenza e il 42 per cento dei casi vengono presi in carico dai centri anitiviolenza, dalle case rifugio e dalle case di secondo livello. “Stiamo rischiando l’assuefazione al fenomeno – ammonisce la responsabile del gruppo Polis -: nel 2013 il femminicidio era un’emergenza per il 77 per cento degli italiani. Quattro anni dopo quel dato è sceso al 72 per cento”.
La violenza sulle donne è una delle facce di una poliedrica emergenza: ci sono le violenze nei confronti delle persone fragili, ma anche quelle che subiscono gli operatori sanitari. Non ci sono numeri, in questo caso, portati all’attenzione della platea, ma basta un sondaggio in tempo reale, effettuato dal professor Giovanni Garena, sociologo e professore presso l’Università del Piemonte Orientale, per scoprire che la gran parte degli infermieri presenti nella sala conferenze della Camera di Commercio, hanno subito una violenza sul posto di lavoro, ne sono stati testimoni (quando vittima è stato un loro collega) o hanno subito violenza dalla loro organizzazione.
Così si scopre che gli infermieri, soprattutto quelli che lavorano nella frontiera della sanità (pronto soccorso, ambito psichiatrico ma anche ambito domiciliare), devono fare i conti con lo stress e i disagi lavorativi. Non ancora un’emergenza, ma comunque un campanello d’allarme che l’Ipasvi di Padova ha saputo cogliere immediatamente, realizzando in collaborazione con l’Ordine del Psicologi del Veneto, il progetto intitolato “Servizio di sostegno psicologico”.
“Ci abbiamo lavorato un anno per realizzare questa alleanza tra professioni che si occupano della cura dell’altro” spiega Daniele Farro, responsabile scientifico della giornata di approfondimento e consigliere dell’Ipasvi patavino. Grazie ad un protocollo d’intesa tra l’ordine infermieristico e quello degli psicologici, saranno 440 i professionisti tra i quali un infermiere potrà scegliere con chi cominciare, se lo vorrà, un percorso di sostegno psicologico “non solo per esigenze lavorative, ma anche personali” sottolinea Alessandro Copes, psicologo e psicoterapeuta. Il fronte contro le violenze (anche quelle verso gli infermieri), insomma, diventa sempre più ampio, perché il fenomeno spesso è sottostimato.
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Salvatore Petrarolo
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