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Lifelong Learning: il presupposto teorico dietro gli ECM

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Lifelong Learning: il presupposto teorico dietro gli ECM
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Proponiamo un interessante contributo del nostro collaboratore Pasquale Fava.

ECM, ovvero Educazione continua in medicina. Quante volte, soprattutto noi professionisti sanitari, sentiamo parlare di questi ECM nella nostra vita lavorativa. In alcuni casi risulta essere anche un peso o una seccatura. Per non parlare del prezzo da pagare per lo svolgimento di questi corsi.

Ma tutto ciò ha un’importanza effettiva, un vero e proprio valore, all’interno del nostro settore. Gli ECM sono quei crediti che rappresentano, in linea di massima, la capacità del singolo professionista di aggiornarsi, ma soprattutto di migliorarsi professionalmente. Tutto ciò ha un fondamento teorico, che vede le sue radici nell’antropologia e nella sociologia.

Si parla del Lifelong Learning, meglio noto come forma d’educazione costante e progressiva per tutto l’arco della vita. In questo percorso, al variare e al crescere dell’individuo, si modificano e si prefigurano le necessità di formazione dello stesso. In tutto ciò il professionista avrà modo di migliorare se stesso sotto l’aspetto professionale, ma anche sociale.

Il Lifelong Learning è stato già da tempo sviluppato come teoria dell’andragogia (scienza che studia le tecniche di comunicazione ed educazione della popolazione adulta). In Italia se ne è parlato la prima volta con il PSN 2003-2005, in cui si è rimarcata la necessità di aggiornamento delle varie figure professionali sanitarie per garantire un miglioramento nella qualità dell’assistenza.

Questa concezione dello sviluppo formativo nell’arco di vita è basato su alcuni aspetti di tipo sociale (presenti anche in Italia) quali:

  • Cambiamenti demografici – Vi è una crescita della popolazione, ma anche un’equivalente invecchiamento di quest’ultima; i giovani adulti tendono a diminuire e vi è un calo nel mercato del lavoro (aggravato anche dal quadro economico statale); la presenza di tante persone che passano molti anni della loro vita in pensionamento, nonostante buone condizioni di salute e la possibilità di essere attivi.
  • Mismatching nell’ambito lavorativo – Elevata presenza di persone under-skilled e over-skilled nel panorama complessivo del lavoro (in particolare in Italia).
  • Sviluppo di nuove tecniche e tecnologie – Queste inducono a uno sviluppo impetuoso dei saperi specialistici

È vero, tutto ciò sembra essere relegato alla sola teoria, ma per noi professionisti sanitari è di radicale importanza. Prendendo spunto dalla figura dell’infermiere: questi vive, giorno dopo giorno, a contatto con pazienti, famigliari e caregiver, garantendo loro formazione/informazione, assistenza e quant’altro; si trova a dover usare e gestire attrezzature medicali, elettromedicali e terapie farmacologiche di ultima generazione; deve approcciarsi con contesti clinico-patologici sempre più particolari e a strutturare adeguati PDTA personalizzati.

Tutto ciò prevede un grosso impegno materiale, ma ancor più mentale. Un professionista sanitario come l’infermiere non può avere scarse conoscenze o applicare alla propria vita lavorativa quello che ha semplicemente assimilato nel proprio percorso di formazione, ma, come le più note e avanzate tecnologie, ha necessità di aggiornarsi e di migliorarsi. Non solo per se stesso, ma soprattutto per coloro che si ritrova ad assistere (anche perché, come costano i vari corsi d’aggiornamento e formazione ECM, così costa – anche di più – l’ignoranza, che genera un forte calo nell’efficienza e nell’efficacia dei servizi erogati).

Con questo lieve sunto sul Lifelong Learning non voglio certamente muovere critiche (essere il cosiddetto maestro bacchettone), ma voglio che giunga un monito: la cultura, soprattutto nel nostro settore, è indispensabile perché ci arricchisce, ci potenzia, ci rende adeguatamente competenti e responsabili, ci dà autonomia. Iniziamo a essere consapevoli del nostro potenziale, usciamo dall’abituale comfort zone e poniamoci obiettivi (anche minimi) che ci permettono di crescere come figura infermieristica in Italia.

“Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e tiene schiavo.” Giordano Bruno

Pasquale Fava

 

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