Gentile Direttore di NurseTimes,
oggi, nell’impianto formativo Infermieristico, alla luce delle varie riforme normative, persino il Disegno di Legge 2396 del 2022, a mio avviso, nel cercare di fare “ordine” sta creando “disordine”. Volutamente ???
La domanda sorge spontanea visto che in tutti questi anni abbiamo “subito passivamente l’evoluzione della figura Professionale (sulla carta) forse anche doverosa.
Ma siamo sicuri che questa continua evoluzione sia servita alla classe infermieristica? Siamo sicuri che tutte queste riforme, che non sono per nulla armoniose, siano state utili alla crescita delle competenze ed anche alla attrazione di giovani verso tale professione?
Stante i risultati sembra proprio di no.
Assistiamo alla perdita di Infermieri, attratti non solo da altre realtà extra nazionale, ma anche da un abbandono continuo e inesorabile dai corsi universitari e in questi ultimi anni anche da un decremento di matricole proprio in ambito del corso in Infermieristica.
Cos’è che non ha funzionato?
A mio parere vi sono due elementi sui quali bisogna porre attenzione:
- Come esplicato in premessa, vi sono troppe normative che rendono la loro pratica inefficace e talune volte danneggiano la professione.
- La relazione tra responsabilità e valorizzazione economica risulta profondamente iniqua.
Continuare però a creare altri carrozzoni non serve nè alla figura Infermieristica nè alla assistenza Sanitaria. Dunque se si vuole veramente dare una svolta definitiva, si dovrebbe avere il coraggio di prendere una decisione netta, incominciando proprio ad armonizzare tutte le normative che a mio parere non sono più rispondenti ai bisogni dell’Infermiere del III° Millennio.
Come sappiamo, oggi, il percorso formativo per gli infermieri consta di tre momenti, la Triennale, la Magistrale e il dottorato di Ricerca.
La prima fase, abilita alla professione, inerente alla pianificazione e gestione dell’assistenza infermieristica generale, approfondendo eventualmente, competenze specifiche attraverso un master di I livello. La seconda fase, dà la possibilità, non obbligatoria, di un ulteriore percorso formativo di 48 mesi, all’acquisizione delle funzioni esclusivamente metodologiche di ricerca, manageriali e pedagogiche.
La terza fase, (dottorato di Ricerca) ancor più distante, poiché in questo momento è solo meta per pochi. Finalmente vengo a sapere che il nostro Ordine Infermieristico in concerto con il MIUR vorrebbero metter mano ad un vero riordino della formazione, valorizzando financo la Professione e pare l’abbiano fatto!!!!!
Si parla di revisione dell’impianto formativo degli Infermieri al fine di rispondere meglio sia all’emergere dei nuovi bisogni di salute che alla complessità degli ambienti sanitari e sociosanitari.
Tutto bello, penso tra me e me, finalmente si dà una vera sterzata.
Ma, leggendo la proposta mi accorgo che siamo difronte all’ennesimo carrozzone, giusto per perder tempo e forse anche illudere la classe infermieristica.
Ebbene riporto di seguito la proposta di revisione:
“…………è necessario quindi orientare la formazione infermieristica verso un nuovo percorso che permetta sia l’attrattività della professione in merito al processo di selezione, l’acquisizione di conoscenze e competenze anche per specifiche aree cliniche, come già previsto dal Decreto Ministeriale 739/1994 “Profilo Professionale dell’Infermiere” e via via ampliate:
a) cure primarie e sanità pubblica,
b) neonatologica e pediatrica,
c) salute mentale e dipendenze,
d) intensiva e dell’emergenza,
e) medica,
f) chirurgica e di conseguenza l’inserimento nel sistema salute di maggiori competenze per l’evoluzione dei sistemi organizzativi e la presa in carico dello stato di salute della popolazione dalla prevenzione alla fase acuta.
La proposta trova consenso sia nella letteratura internazionale che italiana, nella quale si afferma che le competenze specialistiche:
- sono sempre riferite alla pratica clinica;
- contribuiscono allo sviluppo della professione
- contribuiscono a migliorare gli esiti clinici delle persone assistite e migliorano il benessere lavorativo degli infermieri.
Il nuovo impianto Formativo dovrebbe svilupparsi in 3 livelli declinati come di seguito proposto:
1° livello – Laurea Triennale in Infermieristica e Master I livello e Corsi di Perfezionamento di approfondimento: laurea triennale abilitante all’esercizio della professione di infermiere a cui può far seguito un successivo approfondimento in specifiche competenze tecniche, educative, relazionali finalizzate alla gestione di problemi assistenziali trasversali a popolazioni, setting, o patologie, attraverso l’acquisizione di un Master di I livello o corsi di perfezionamento.
2° livello – Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Master II livello di approfondimento: successivo alla laurea triennale, attraverso il conseguimento della Laurea Magistrale a indirizzo clinico con abilitazione per l’approfondimento di conoscenze e acquisizione di competenze relative a un’area specialistica, attraverso l’integrazione della competenza clinica con le competenze di ricerca, organizzazione ed educazione relative alla disciplina infermieristica.
La Laurea Magistrale dovrà prevedere 6 differenti aree di indirizzo clinico:
a) cure primarie e sanità pubblica
b) neonatologica e pediatrica
c) salute mentale e dipendenze
d) intensiva e dell’emergenza
e) medica
f) chirurgica
Con l’attivazione del percorso sopra descritto, tra le priorità sarà l’attivazione della procedura per la conversione del profilo di infermiere pediatrico in specializzazione con biennio di laurea magistrale, al fine di valorizzare la peculiarità assistenziale in tale ambito e nel frattempo perseguendo l’obiettivo di una maggior efficienza organizzativa di inserimento lavorativo di colleghi (scarsità di bandi dedicati al profilo).
Master di II° livello successivi alla Laurea magistrale utili per sviluppare competenze e abilità nella gestione di casistica o di percorsi clinici complessi multi professionali con maggiore indipendenza di valutazione, giudizio e decisione anche nella attivazione di servizi e altri operatori.
3° livello – Dottorato di Ricerca e Scuole di Specialità:
A) Scuole di specialità: percorsi, anche interprofessionali, di almeno 3 anni successivi alla laurea magistrale, per l’acquisizione della specializzazione in un’area di indirizzo affine a quella conseguita con la Laurea Magistrale. In tale percorso di specializzazione infermieristica si legherebbe il principio dell’infungibilità.
B) Dottorato di ricerca: successivo alla laureamagistrale per incrementare le competenze utili per sostenere lo sviluppo della produzione scientifica nell’ambito delle scienze infermieristiche.”
Poi la proposta enuncia una serie di interventi applicativi…
Dunque, analizzando la proposta sopra riportata:
Si manterrebbe lo stesso ciclo formativo, Laurea Triennale con il master di I livello. Laurea Magistrale, non obbligatoria, oltre in Scienze infermieristiche ed Ostetriche ad inidirizzo Manageriale altri sei Lauree Magustrali ad indirizzo Clinico, come sopra descritte. Master di II° livello e Successivamente un Dottorato di Ricerca di tre anni.
A questo punto è d’obbligo chiedersi: Quali sono le criticità? Semplice! A mio avviso si verranno a creare conflitti interpersonali e interprofessionali in ambito clinico all’interno degli Ospedali; si creeranno, evidentemnte, disuguaglianze e conflitti soprattutto in ambito economico.
Si creeranno inevitabilmente due categorie Infermieristiche Cat A, -Laureati Magistrali-, Cat B,- Laureati Triennali-. Non sappiamo invece come si collocheranno gli attuali OSS. mi riservo di trattare questo argomento in una prossima riflessione.
Si creeranno, dunque, due classi di professionisti che lavorando con le stesse competenze ma non si è posto minimamente il problema della loro collocazione contrattuale.
L’infermiere di categ. A, non può essere inquadrato nel CCNL comparto Sanità, ma in quella della Dirigenza Medica e Sanitaria.
Diversamente l’infermiere di categ. B, continuerà ad essere inquadrato nel CCNL del Comparto Sanità.
Io la definirei la tempesta perfetta!
Se hanno voluto creare i presupposti di distruggere la sanità pubblica, con questa riforma ci riusciranno.
E allora mi chiedo, era così difficile, invece, prevedere un percorso di Laurea a ciclo unico, come per la Medicina, optando 4+1 o 3+2 con i relativi Master di I° o II° livello (in riferimento al valore della materia trattata) e poi il Dottorato di ricerca?
Era così difficile prevedere di sanare i CFU dei laureati triennali regolarmente iscritti agli Ordini, al fine di uniformare le competenze e i livelli di classificazione del personale Infermieristico?
Era difficile prevedere, che, armonizzando cosi il percorso di Laurea si sarebbero potuti creare i presupposti per una Professione Infermieristica che veramente avrebbe potuto dare le giuste risposte ai bisogni di salute e alla domanda sanitaria sempre più esigente?
Era così difficile prevederne un conflitto economico contrattuale?
A mio avviso, semplificare, snellire, ottimizzare, valorizzare la professione, questo doveva essere la missione di una vera riforma rivoluzionaria.
Invece si è voluto creare un altro contenitore che farà acqua da tutte le parti e le falle saranno irreparabili. Alla mia età, prossima alla pensione, speravo di vedere concretizzato il sogno di una vita. Purtroppo se le cose resteranno così debbo dedurre che non ci si vuole veramente liberare da preconcetti ostativi e purtroppo si rimane, pur nel cambiamento apparente, ancora agganciati al sistema dominante.
Forse dovremmo aspettare altri 50 anni.
Dott. Giovanni Caminiti
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