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Le varie forme di demansionamento: il comunicato Apsilef

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Le varie forme di demansionamento: il comunicato Apsilef
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Riceviamo e pubblichiamo un contributo a cura di Martina Crocilla, fondatrice di Infermieri in Cambiamento.

“L’infermiere, ancora per alcuni, è un passepartout indefinito, un factotum usa e getta, un distributore automatico di mansioni generate da menti indefinite e contorte, guidate da un’apparente profitto burocratizzante. Ciò in barba a ideali di professione, di sicurezza e di legalità. La conoscenza del ruolo, del profilo e della vera e unica essenza professionale necessità con urgenza, ora come non mai un movimento di contrasto a questo dilagare offensivo e lesivo per il professionista infermiere”. Così i colleghi Giovanni Trianni e Mara Pavan, infermieri legali e forensi, terminano un loro lungo articolo comparso sul sito di APSILEF, l’Associazione professioni sanitarie italiane legali e forensi (di cui Pavan è presidente).

Con enorme rammarico vediamo come sia sempre e ancora necessario parlare di demansionamento, del mancato rispetto del profilo professionale, in barba a tantissime norme che in realtà ci tutelano e delimitano il campo d’azione, troppo spesso calpestato da dirigenti che, in nome del profitto e del sacro risparmio (e da una buona componente d’ignoranza, diciamolo pure!), si comportano come se l’infermiere fosse il factotum perfetto, una figura professionalmente ibrida, ormai da più di 20 anni bloccato tra passato, presente e futuro.

Appare quasi ridondante, e anche grottesco, dover ribadire sempre i soliti concetti, così cari a chi lotta per l’evoluzione, così avversi a chi, col paraocchi, continua a demandare all’infermiere (per non dire costringere, sotto minaccia di fantomatici provvedimenti disciplinari o licenziamento) azioni che ledono nel profondo la professionalità dello stesso: uno schiaffo al profilo professionale, alla didattica universitaria (che quasi mai corrisponde, poi, alla realtà dei reparti), alla dignità di una professione tanto nobile quanto apprezzata all’estero. E uno schiaffo agli stessi pazienti, che comunque, ignari, non colgono la gravità e l’attentato alla loro salute che questa condotta scellerata inevitabilmente comporta.

I colleghi Trianni e Pavan riportano un fatto di demansionamento “sotto mentite spoglie” (perché il demansionamento non si annida solo tra le mansioni igienico-domestico-alberghiere e di ausiliariato vario, ma assume connotati talvolta molto più subdoli e sottili): la vicenda di una collega del 118 di Massa-Carrara coinvolta in un incidente stradale, condannata perché, di fatto, lei non doveva trovarsi alla guida.

Guidare un mezzo di soccorso non spetta all’infermiere, e la legge non ammette ignoranza, specialmente quando abbiamo un profilo professionale che parla chiaro, e non è né ambiguo né interpretabile a piacimento. Demansionamento è (e non ci stancheremo mai di ripeterlo, con buona pace di chi la pensa diversamente, come se fosse un fatto opinabile) tutto ciò che esula dal profilo professionale e dal fantomatico concetto, terribilmente spaventoso e pericoloso, che contempla “il bene del paziente a ogni costo”.

Vigilantibus non dormientibus iura succurrunt. Grazie ai colleghi Trianni e Pavan, e all’intera APSILEF, per aver sottolineato ancora una volta, strenuamente e instacabilmente, questo concetto fondamentale e ancora fin troppo ignorato.

Martina Crocilla

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