In seguito al nostro articolo denuncia sul ruolo dei R.A.A. (VEDI) (responsabile delle attività assistenziali) sono arrivate a questa redazione ([email protected]) numerose testimonianze che documentano come questo tipo di attività siano ormai prassi consolidata in alcune realtà regionali.
Una denuncia che ci lascia perplessi e che sicuramente apre un fronte forse inesplorato e sconosciuto ai più.
Chi dovrebbe presidiare il territorio?
Chi dovrebbe tutelare gli infermieri?
Sulla vicenda chiederemo qual è la posizione dei presidenti dei Collegi Ipasvi dell’Emilia Romagna.
Quella che pubblichiamo è una testimonianza reale, anche se per motivi di opportunità, garantiamo l’anonimato al protagonista di questa storia.
“Gent.mi, in merito all’articolo sul Responsabile attività assistenziali (R.A.A.) vorrei sottoporre alla vostra attenzione quanto segue: in provincia di Ravenna la situazione non cambia.
Lavoro come dipendente pubblico in una CRA /CD e vi posso dire che la/le RAA (perchè sono più di una) è veramente il vero ‘’caporale’’ della struttura, almeno in realtà, non sulla carta.
Gli infermieri non si possono permettere di mettersi contro (giustamente oltretutto) la RAA e/o al Coordinatore di struttura, perché rischi ti trovarti in mezzo alla strada (chi ci ha provato ha dovuto smettere di lavorare).
Da dipendente pubblico se ti metti contro (perché alla fine saresti contro tutti) con tre – quattro richiami disciplinari sei già fuori!
Gli infermieri si trovano a svolgere delle mansioni che non competono (demansionanti oltretutto) e non fare quello che gli compete e di cui sono Responsabili (assistenza infermieristica).
Nelle strutture ad alta valenza sanitaria il RAS che è quella figura che dovrebbe tutelare gli infermieri, non ha voce in capitolo, perché licenzierebbero anche lui/lei.
La RAA in realtà è quella che decide la mobilizzazione degli assistiti, l’organizzazione del lavoro, le mansioni, i compiti degli infermieri, il PAI (non sono mai centrati sui problemi degli assistiti), ecc; gli infermieri non possono pianificare nulla, come al contrario è previsto dalla normativa.
Ai dirigenti ovviamente fa comodo, (perlopiù politici, non competenti, senza nemmeno una laurea utile a gestire strutture di valenza sanitaria) tenere gli RAA nel centro dell’organizzazione.
E vi sto parlando delle strutture pubbliche accreditate come ASP della Bassa Romagna e ASP Romagna Faentina e che spendono migliaia di euro nei progetti d’apparenza.
Nella carta risulta che gli infermieri sono Responsabili dell’assistenza, ma in realtà gli infermieri decidono ben poco, anzi obbediscono soltanto se vogliono continuare a lavorare.
Se potete fare qualcosa voi, vi saranno riconoscenti tanti colleghi; le istituzioni non fanno mai nulla, sembra che non vogliano vedere o perchè fa comodo mantenere lo “status quo”.
Addirittura anche il/i RAS si sono messi nello stesso gruppo dei RAA e delegano tutti i lavori agli Infermieri. Questo è uno strano strumento di mobbing di sistema, ma non si può fare nulla perché i colleghi che ci hanno provato (e sono più di uno), attualmente sono stati licenziati o hanno abbandonato il lavoro; per cui cambiare lo stato delle cose è difficile e abbiamo bisogno di lavorare tutti!
Peggio ancora quando vengono giustamente segnalate delle problematiche sull’operato delle OSS, che mettono a rischio il benessere degli assistiti di cui la Responsabilità è dell’infermiere: la RAA diventa il primo avvocato difensore degli OSS, insieme con il Coordinatore di struttura e non cambia mai nulla!
Se ti trovi a segnalare tutti questi problemi alle autorità sei rovinato; il risultato di chi ci ha provato è veramente triste!”
E’ davvero possibile sopportare tutto ciò?
La redazione di NurseTimes è vicina alle problematiche segnalate e intende avviare una ricognizione nelle strutture sanitarie per individuare quale sia la reale portata di tale fenomeno.
Invitiamo tutti coloro che volessero fornirci ulteriori dettagli di inviarci la propria testimonianza alla seguente mail [email protected]
Redazione
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