La triste storia arriva dalla provincia di Reggio Emilia. Il personale ha deciso di non svolgere l’attività volontaria, esprimendo preoccupazioni per i rischi di errore. La scuola lo difende. Scatta l’interrogazione parlamentare.
È diventato un caso politico, ma prima di tutto è una vicenda umana dolorosa che impone una riflessione. È la storia del bimbo di quasi tre anni affetto da diabete di tipo 1, quindi insulino-dipendente, che nella scuola pubblica del suo paesino sull’Appennino reggiano non ha trovato la disponibilità delle maestre a seguirlo nella somministrazione di insulina tramite un microinfusore altamente tecnologico. Un caso reso noto due giorni fa dalla Federazione diabete Emilia Romagna (FedER). La presidente Lidia Stara ha spiegato che il piccolo, a dicembre, è stato trasferito in una scuola paritaria a 7 chilometri di distanza, dove il personale ha accettato di somministrargli il farmaco.
«Le maestre della vecchia scuola – ha detto – avevano seguito il corso di formazione e poi, per tre mesi, un genitore ha assistito il figlio per due ore al giorno. Ma quando si è trattato di passare alla pratica, c’è stata una chiusura totale da parte delle insegnanti. È una sconfitta della scuola pubblica. In 20 anni non mi era mai successo di trovare una smile chiusura. È un fatto discriminatorio gravissimo e inaccettabile nella provincia degli asili più belli del mondo».
Da tempo la FedEr chiede una modifica della legge nazionale, che lascia agli insegnanti il diritto di scegliere. «Dove sono andati i miei amici?», ha chiesto il piccolo quando ha dovuto cambiare scuola. I genitori gli hanno raccontato che ha avuto una promozione. Ma ieri l’ufficio scolastico regionale ha difeso la scelta delle due maestre. Il direttore dell’Usr, Stefano Versari, ha chiarito in un comunicato: “Non è vero che il bimbo in quanto diabetico non è stato accettato. Non è vero che è stato compiuto un atto discriminatorio. Al contrario, il dirigente scolastico ha accompagnato l’intero iter di individuazione delle possibili soluzioni d’intesa con le istituzioni sanitarie e l’amministrazione comunale”.
È vero però che il personale scolastico ha deciso di non svolgere l’attività volontaria, esprimendo preoccupazioni in ragione dei rischi di errore. “Non vi sono stati comportamenti illegittimi e neppure inerzie da parte della scuola – prosegue Versari -. È tutto comprensibile ed è anche giusto approfondire criticamente la questione, ipotizzando futuri interventi legislativi. È però sbagliato gettare la croce sul personale della scuola per alimentare clamori infondati”. Intanto il Pd ha annunciato un’interrogazione parlamentare.
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere di Bologna
Lascia un commento