Le crisi epilettiche non danneggiano irreversibilmente il cervello. Lo afferma lo studio condotta da un gruppo internazionale di ricercatori nell’articolo “Seizure activity and brain damage in a model of focal non-convulsive status epilepticus”, pubblicato su Neuropathology and Applied Neurobiology.
I ricercatori hanno utilizzato un paradigma sperimentale particolare per analizzare l’effetto delle crisi focali sul cervello. Hanno sviluppato un modello di stato epilettico focale non convulsivo prolungato (superiore a 4 ore) nella cavia e hanno monitorato l’attività cerebrale utilizzando l’elettroencefalogramma con videoregistrazione, una metodica usata anche in clinica.
Lo stato epilettico focale non convulsivo è stato indotto da una iniezione localizzata intracerebrale di un agente citotossico (acido cainico); le modifiche neuropatologiche sono state analizzate sia nella sede di iniezione dell’acido cainico che in regioni a essa distanti. Le crisi epilettiche durante lo stato epilettico focale sono generate nella regione in cui agisce l’agente tossico e propagano in altre regioni cerebrali lontane. In questo modello è, quindi, possibile verificare l’insorgenza di alterazioni neuropatologiche in regioni remote che generano attività epilettiforme per diverse ore.
Ciò che è stato osservato è che le crisi registrate durante lo stato epilettico focale non convulsivo sono in grado di peggiorare il danno nella regione iniettata con il cainico. Nelle regioni lontane dall’iniezione, invece, non sono state osservate alterazioni. Questi dati suggeriscono che le crisi durante lo stato epilettico focale contribuiscono a generare danni irreversibili nella regioni in cui agisce l’agente eccitotossico, ma dimostrano anche che un’attività epilettica sostenuta registrata in regioni lontane dall’azione dell’agente patogeno non altera la struttura del cervello.
“Quanto abbiamo scoperto dimostra che in questo modello sperimentale, i danni al cervello rimangono circoscritti all’area nella quale agisce un fattore patogeno che dà origine alle crisi epilettiche, in questo caso l’acido cainico, mentre al di fuori di questa regione, l’attività epilettica di per sé non genera un danno permanente valutato secondo parametri neuropatologici standard” spiega il dott. Marco de Curtis, direttore dell’Unità operativa di Epilettologia clinica e sperimentale della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico “Carlo Besta”.
“Nel modello che abbiamo sviluppato, abbiamo osservato, quindi, che le crisi, di per loro, non determinano un danno strutturale. Ciò non significa che non debbano essere trattate, tutt’altro: contenere ed eliminare le crisi è fondamentale per curare le persone che soffrono di epilessia. I nostri dati, però, permettono di tranquillizzare i pazienti, e i neurologi, rispetto al rischio che le crisi epilettiche in una forma di epilessia stabilizzata, non evolutiva, possano danneggiare il cervello”, conclude de Curtis.
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Fonte: insalutenews.it
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