Sette euro e sessantanove centesimi. Questo è quanto si è ritrovato in busta paga un infermiere “eroe” della lotta contro il coronavirus. E’ finita la beatificazione degli operatori sanitari da parte dei media. Nessuno tributa più applausi dai balconi. La realtà è molto diversa rispetto alle favole che ci hanno raccontato. Niente aumenti, niente bonus, da Zingaretti solo una mancia di pochi euro come ringraziamento per l’impegno profuso e per i rischi corsi. Sarebbe stata meglio una pacca sulla spalla perché così sembra davvero una presa in giro.
Non immaginate lo stupore, misto a rabbia, del collega quando ha letto in busta paga “Premio Covid-19 art. 63 DL n. 18/2020 euro 7,69”. Mi ha detto che andrà a restituirla. Verserà 10 euro alla sua azienda così sarà lui a fare la mancia a chi non ha nemmeno il pudore di vergognarsi a ripagare in questo modo chi ha lavorato tutto il periodo dell’emergenza senza risparmiarsi mai.
Medici e infermieri si sono immolati nella lotta al coronavirus per garantire le cure e l’assistenza ai pazienti. Hanno rischiato in prima persona, molti hanno pagato anche con la vita per lottare contro il nemico invisibile e sono stati abbandonati da questo governo di incapaci.
Vale la pena di ricordare che gli operatori sanitari sono stati lasciati fin dall’inizio da soli sullo scenario dell’epidemia. Con dispositivi di protezione carenti o inadeguati. Senza la possibilità di essere sottoposti ai tamponi di controllo. In molti casi lasciati a lavorare in aree considerate non “a rischio” esposti a un contagio sicuro, come nel caso dei reparti di area medica o nelle RSA. E mentre il Governo, i responsabili della sanità e la pletora di cosiddetti “esperti” pontificavano e assumevano decisioni inutili e spesso contraddittorie, nei reparti ci si contagiava e a volte si moriva usando i sacchi dell’immondizia al posto dei camici protettivi e mascherine di carta igienica laddove sarebbero servite quelle filtranti.
E oggi le cose non vanno meglio. In molti ospedali della Regione continuano ad arrivare presidi sanitari insufficienti e non adeguati e ora scarseggiano pure i guanti. Qualcuno dovrà pagare per questo scempio perpetrato a danno della salute dei cittadini e degli operatori sanitari. Stiamo ancora aspettando le famose mascherine di Zingaretti, è arrivata solo la mancia.
Occorre anche capire come si vorrà organizzare la sanità del futuro. Dopo anni di tagli, di chiusura di ospedali e di riduzione di posti letto occorre investire seriamente sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi territoriali. Il disastro della pandemia non deve essere avvenuto invano.
Anche le politiche occupazionali dovranno essere realizzate con attenzione e lungimiranza. I blocchi del turn over e le varie spending review hanno operato tagli lineari penalizzando proprio le realtà più virtuose. Questo non dovrà accadere mai più. Gli standard strutturali o organizzativi dovranno essere sempre rispettati se non si vuole che la sanità sprofondi nuovamente nel baratro della crisi.
Su tutto questo pesa uno scenario economico non certo facile. La crisi post pandemia porterà ampie fasce di popolazione ad avere maggiori bisogni di salute. Se non si daranno risposte adeguate avremo un peggioramento delle condizioni sociosanitarie dei cittadini che innescherà un circolo vizioso con conseguenze disastrose.
Intanto gli operatori sanitari, sfruttati, sottopagati, precarizzati e mandati in guerra con le scarpe di cartone, si godono il “Premio covid” da 7 euro sognando di poter intascare i famosi mille euro promessi dalla Regione Lazio. Come andrà a finire? Per dirla con Lucio Battisti, lo scopriremo solo vivendo, ma un consiglio ve lo voglio dare. Visti i precedenti, aspettate a fare progetti su come spenderli. Le brutte soprese non finiscono mai.
Redazione Nurse Times
Dal sito 7Colli
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