I fatti risalgono al 2020. Sotto accusa (omicidio colposo) il 44enne Pietro Ciammicco. Per la Procura non avrebbe dovuto lasciare sola la donna, 65 anni, ricoverata nell’allora reparto Covid. La porta rimase bloccata.
Secondo l’accusa, avrebbe abbandonato la sorveglianza di una paziente ricoverata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Covid dell’Aquila. Paziente che sarebbe deceduta dopo essere rimasta chiusa nella sua stanza per 15 minuti con la porta bloccata. Per l’avvocato Alessandro Scelli, che difende l’infermiere, il suo assistito sarebbe totalmente estraneo alle accuse in quanto non poteva prevedere che la porta si sarebbe bloccata proprio quando stava sollecitando un intervento di soccorso nei confronti della paziente.
Sarà il giudice per le udienze preliminari del Tribunale dell’Aquila a stabilire se ci sia stata responsabilità da parte dell’infermiere. Si è chiusa infatti con la richiesta di rinvio a giudizio la parte preliminare dell’inchiesta che vede sotto accusa Pietro Ciammicco, infermiere di 44 anni, originario di Introdacqua (L’Aquila). Dopo aver letto le memorie difensive depositate dall’avvocato Scelli, la Procura dell’Aquila ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio dell’infermiere per omicidio colposo, nonostante sia apparsa evidente l’inidoneità del reparto attrezzato dalla Regione, il cosiddetto G8, a ospitare pazienti in gravissime condizioni durante la fase più acuta dell’epidemia di Covid.
Una vicenda giudiziaria che ha dell’incredibile, quella che vede coinvolto Ciammicco, da tutti considerato un infermiere modello. La storia risale all’ottobre del 2020, quando una paziente di 65 anni fu ricoverata nell’allora reparto Covid dell’Aquila. All’inizio le sue condizioni erano critiche, poi andarono via via migliorando. Fino al 3 novembre, quando il suo respiro diventò più difficoltoso, tanto da indurre l’infermiere a lasciare la paziente per andare ad avvisare il medico, chiudendo la porta della stanza, poi rimasta bloccata.
La serratura fu sbloccata grazie all’intervento di un operaio, durato circa un quarto d’ora. Ma quando i medici entrarono nella stanza la donna era già morta. Dopo la denuncia dei famigliari, è stata aperta un’inchiesta e tutte le responsabilità sono cadute sull’infermiere, che secondo la Procura non doveva lasciare sola la paziente, che in quel momento era ricoverata in Terapia intensiva. Ora spetterà al gup del Tribunale dell’Aquila fissare l’udienza preliminare e poi stabilire se la vicenda giudiziaria dovrà essere chiarita in giudizio.
Redazione Nurse Times
Fonte: Rete Abruzzo
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