La presidente della Federazione nazionale Collegi Ipasvi è intervenuta, recentemente, alla tre giorni di Pugnochiuso, evento organizzato dai Collegi di Bari e della Bat. Alla platea ricorda che il demansionamento non è solo quando “ci viene chiesto di fare qualcosa che non ci piace, ma tutte le volte che ci distolgono dal nostro mandato professionale”. E sulla legge Gelli per la responsabilità professionale esprime un giudizio positivo: “Noi e i medici siamo stati messi sullo stesso piano”
PUGNOCHIUSO (Fg) – “Se c’è qualcuno che cerca di creare divisioni nella nostra professione fa un gioco che non è quello che ci serve. Dobbiamo essere sinergici, altrimenti diventiamo terreno di conquista di altri settori”. E’ un ammonimento senza mezzi termini, per certi aspetti un appello accorato, quello che la presidente della Federazione nazionale collegi Ipasvi, Barbara Mangiacavalli, rivolge ai 440mila infermieri italiani.
Pensieri e concetti rilanciati in occasione della tre giorni di Pugnochiuso, evento organizzato dai Collegi di Bari e Bat, al quale la presidente ha partecipato rilanciando alcuni temi importanti per la professione.
A cominciare dall’attesa per la nuova stagione contrattuale senza dimenticare la questione ordinistica con l’approvazione del Ddl Lorenzin che trasforma i Collegi Ipasvi in ordini professionali, “in dirittura d’arrivo. Credo che prima della fine della legislatura dovremmo avere la legge sugli ordini” annuncia.
La Mangiacavalli nel suo intervento (VEDI VIDEO) ricorda come i dati del Censis promuovano la professione infermieristica nel rapporto con i cittadini e bacchetta chi vive il demansionamento da un solo punto di vista: “Quando veniamo utilizzati per compensare le carenze in un’organizzazione, anche in quel caso siamo distolti dal nostro mandato professionale. Ma non ci dobbiamo lamentare solo quando veniamo destinati a cose che non ci piacciono“.
E in merito alla legge Gelli sulla responsabilità professionale esprime un giudizio positivo: “A chi contesta che non è mai citato l’infermiere, dico che non si fa riferimento neanche al medico, ma alle professioni sanitarie. Noi e i medici, in quella legge, siamo stati messi sullo stesso piano“.
Salvatore Petrarolo
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