Quella che vi presentiamo è la testimonianza di una aggressione subita da Paola Pias, infermiera di un pronto soccorso italiano che proverà ad analizzare con noi questo fenomeno che è diventata una vera e propria emergenza nazionale
Paola già presenta nella trasmissione televisiva “Hashtag24” di Sky, raggiunta dalla nostra redazione racconta una esperienza che probabilmente hanno già vissuto molti degli addetti ai lavori che in questo momento stanno leggendo.
Buongiorno, sono un’ infermiera, il mio nome e il mio curriculum non ha molta importanza perché quello che voglio raccontare non ha nulla a che fare con il percorso di studi o l’esperienza professionale.
Spesso noi infermieri ci nascondiamo dietro le nostre competenze ma non riusciamo a capire il perimetro della nostra professione, sobbarcandoci di pesi che non possiamo più portare.
Dobbiamo alleggerirci del fardello che ci portiamo da troppi anni e dedicarci a quello per cui noi siamo chiamati: assistere le persone sane o malate, per fare ciò non dobbiamo più cercare di sopperire a tutte le carenze del sistema, così facendo non riusciamo a fare bene ciò per cui siamo chiamati.
In vent’anni di pronto soccorso ho subito silenziosamente e in solitudine ogni tipo di aggressione, calci, pugni, schiaffi, graffi, sputi, insulti, intimidazioni, maledizioni, non solo da persone con alterazione del comportamento ma anche da persone in giacca e cravatta o cosiddette normali. Sempre in presenza di altri attori, casualmente presenti, pazienti, parenti, colleghi, il risultato è sempre stato lo stesso “se ti aggredito qualcosa avrai fatto o detto”.
Finalmente, anche grazie ad un corso sulla violenza di genere ho capito di non avere colpa, ho capito che la rabbia che mi veniva scagliata addosso non era scatenata dalla mia persona ma semplicemente dal fatto che mi trovavo li ed allora ho iniziato ad analizzare il problema, insieme ad altri colleghi ed abbiamo capito.
Le cause delle aggressioni, in particolare in pronto soccorso, sono originate da tanti motivi:
- sovraffollamento, lavorare costantemente al di sopra delle proprie possibilità crea un ambiente esplosivo.
- erosione delle risorse e degli investimenti economici in sanità (chiusure posti letto, chiusure di servizi sul territorio) i cittadini si riversano in pronto soccorso per avere delle risposte veloci ed efficaci.
- carenza di personale, il rapporto infermiere paziente in Svezia è 1 a 5, in Italia è 1 a n° imprecisato.
- mancanza di percorsi dedicati a pazienti con alterazione del comportamento a causa di problemi psichici o a causa assunzione di sostanze stupefacenti che spesso vengono trattati in mezzo a tutti gli altri, mettendo in pericolo non solo gli operatori sanitari ma anche gli altri utenti.
- chiusura dei posti di polizia nei grandi ospedali, soprattutto di notte, dirottando risorse umane sul territorio e lasciando sguarniti i pronto soccorso.
- presenza degli agenti di pubblica sicurezza che spesso non occupati in altre attività e non sono in pronta disponibilità in caso di necessità.
- sistema di segnalazioni delle aggressioni nelle aziende inefficaci, le aziende denunciano per danni alle cose e non per danni ai propri dipendenti, lasciando ai singoli l’incombenza di denunciare ma per la quasi totalità dei casi non viene fatta nessuna denuncia.
Le soluzioni sarebbero semplici ma manca la volontà politica, anche gli operatori sanitari andrebbero formati e sensibilizzati per fronteggiare questo problema.
Paola Pias
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