Oggi la donna può tirare un sospiro di sollievo perché suo figlio è salvo, ma si pente di una scelta che stava per costargli la vita.
«Sono la mamma di un bimbo che ora ha sette mesi, Francesco. A sei mesi ha contratto la meningite. Ho cominciato a sentire il bambino che piangeva, piangeva, piangeva… con questa febbre altissima. Una febbre che, nonostante mettessi la tachipirina, non si abbassava. Dopo un paio d’ore, sono incominciati a uscire dei puntini rossi sulla pelle. Nella notte mi sono resa conto che questi puntini erano diventati viola, come delle petecchie cutanee. Da lì ho incominciato a preoccuparmi moltissimo».
È la storia, raccolta ieri dall’agenzia Dire, di Orfana, una mamma bolognese che poco più di un mese fa ha dovuto fare i conti con l’improvvisa malattia del figlio. D’accordo con il marito, avevano effettuato tutte le vaccinazioni per il piccolo, sia quelle facoltative che obbligatorie. Ma quando a inizio aprile gli è stata proposta la somministrazione dell’esavalente insieme al vaccino contro il meningococco B, hanno detto no.
«Pensavo – spiega la donna – che tre, quattro, cinque vaccini fatti tutti insieme avessero un impatto troppo forte sul bambino, tant’è che quando mi proposero di prenotarlo per un’altra volta dissi di sì. Fu pensiero ignorantissimo: non sapevo nulla della malattia. Sapevo che era una cosa grave e quindi, quando sono arrivata in ospedale e mi hanno spiegato che era un’infezione dovuta alla membrana che ricopre il cervello e che avrebbe potuto portare dei danni irreversibili, è stato bruttissimo. Ci è crollato il mondo addosso, è stata veramente difficile da superare».
Ora Francesco sta bene, è stato dimesso qualche giorno fa e torna in ospedale solo per alcune visite di controllo. Quella di qualche giorno fa è stata un’occasione per ringraziare le infermiere che hanno assistito da tutti i punti di vista il bambino, mentre lottava tra la vita e la morte. «Oggi gli farei fare 15 vaccini, tutti in una volta», conclude la mamma.
«Per fortuna possiamo raccontare una storia positiva – commenta Marcello Lanari, direttore della Pediatria d’urgenza del policlinico Sant’Orsola –. Come ha detto la mamma, Francesco è un bambino sano. Apparentemente un patogeno così aggressivo come il meningococco B non ha lasciato tracce». Per il primario questo caso potrebbe essere preso d’esempio: «Forse alcune vaccinazioni che sono state fortemente osteggiate come obbligatorie andrebbero invece previste come tali». Tra queste, ovviamente, c’è anche «la vaccinazione contro il meningococco B, che è offerta gratuitamente, ma non è obbligatoria».
«Francesco – spiega Lanari – è l’esempio tipico che anche il calendario vaccinale immaginato per il meningococco B, ovvero tre dosi tra il secondo e il sesto mese, poi un richiamo nel secondo anno di vita, siano assolutamente ben calibrate e giustificate dal fatto che proprio il rischio maggiore è in questo periodo della vita».
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere di Bologna
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