Il marittimo era affetto da meningite tubercolare. L’accusa è falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
Due medici di una nave da crociera che era attraccata nel porto di La Spezia sono indagati con l’accusa di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Nei loro confronti è stata formulata richiesta di rinvio a giudizio per un fatto risalente al 28 febbraio 2020, quando la pandemia da coronavirus stava per scoppiare, e riguarda la mancata segnalazione di un addetto alla ristorazione a bordo che da cinque giorni presentava sintomatologia febbrile e non rispondeva alla terapia antibiotica.
Quel dipendente, poi, era risultato affetto da meningite tubercolare. Secondo l’accusa, il primo medico della nave, 71 anni di Roma, e il medico addetto all’equipaggio, 72 anni di Genova, avrebbero omesso di segnalare al direttore sanitario di bordo e al comandante la presenza del marittimo. Pertanto avrebbero indotto lo stesso direttore sanitario e il comandante a dichiarare circostanze non veritiere nelle pratiche inoltrate all’Ufficio di sanità marittima di La Spezia, al fine di ottenere il via libera all’approdo in porto. In particolare, senza segnalare il marittimo malato, li avrebbero indotti a dichiarare falsamente di non avere emergenze sanitarie a bordo. Ciò induceva la Sanità marittima di La Spezia a rilasciare, sulla base delle suddette false dichiarazioni, il certificato di libera pratica sanitaria.
Le indagini, condotte dalla polizia giudiziaria della capitaneria di porto di La Spezia, erano scaturite dai controlli sui contagi da Covid-19, che proprio in quel periodo stavano crescendo a dismisura, tanto da determinare da lì a poco il lockdown, causandio gravi problemi anche sulle navi da crociera.
Redazione Nurse Times
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