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La protesta di 40mila infermieri in piazza il 15 giugno in Italia

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A Catania in piazza Università

Un flash mob, lunedì prossimo, 15 giugno, in tutte le piazze italiane organizzato dal Movimento Nazionale Infermieri. Saranno 40 mila infermieri a far sentire la loro voce: chiedono un adeguamento contrattuale, il riconoscimento dell’indennità Covid-19, l’uscita dal comparto e il superamento del vicolo di esclusività contrattuale con le aziende sanitarie e ospedaliere che li vincola proibendo attività fuori dal nosocomio.

“Lunedì 15 Giugno, alle 10, anche a Catania in piazza Università si renderà tributo a chi ha combattuto in prima linea contro il Coronavirus, sarà mostrata sincera vicinanza alle famiglie di tutto il personale sanitario che non ce l’ha fatta e l’attenzione e il rispetto che meritano gli Infermieri, affinché i decantati “Eroi” e “Angeli” dell’emergenza Covid-19 non finiscano nel dimenticatoio”.

“Nonostante gli sforzi per fronteggiare l’emergenza Covid-19 in Italia, la professione infermieristica è ancora troppo sottovalutata ancora oggi ottengono una gratificazione economica che per nulla rispecchia le professionalità, i valori e lo spirito con cui si adoperano ogni giorno, sempre a rischio, senza festività, sempre reperibili e turni massacranti. Come noi infermieri, sono numerose le figure sanitarie che mettono a rischio la propria vita per salvare quella degli altri”.

“Una manifestazione organizzata dagli infermieri, in maglietta bianca e mascherina, che si muoverà autonomamente e mostrerà un lungo striscione a tutela degli infermieri È chiaro il riferimento a chi è stato costretto a lavorare senza dispositivi di sicurezza adeguati e a chi, purtroppo, non ce l’ha fatta visto che il virus aveva un’alta capacità di contagio”.

“L’emergenza Covid ha acuito un problema nell’aria da tempo. Rivendichiamo un giusto compenso considerata la professionalità che caratterizza ognuno di noi, oltre alle responsabilità che affrontiamo ogni giorno: in sostanza, che il nostro stipendio contrattuale venga equiparato a quello europeo. Nessuno dimentica il periodo più caldo dell’emergenza Covid. I mesi di marzo e aprile sono stati terribilmente difficili. E c’è stato chi ha dovuto combattere a mani nude, senza adeguati dispositivi di sicurezza anche quando si era a contatto con il pericolo vero. Oggi, la situazione sembra essere migliorata. Ma è necessario non abbassare la guardia. Tanto meno dimenticare chi ha lottato per garantire sicurezza alla popolazione, rischiando in prima persona”.

“Spero che questo messaggio arrivi non solo al tessuto sociale, ma anche e soprattutto agli organi Governativi. Noi non ci siamo posti domande: abbiamo dato il massimo e anche di più, il personale sanitario non si è tirato indietro, la classe politica faccia altrettanto”.

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