Quella che vi presentiamo non è una storia qualunque, ma è una testimonianza carica di emozioni, mettendo in evidenza il rapporto empatico di cui tanto si parla in sanità, ma che talvolta lascia il passo a fredde linee guida e protocolli…
La testimonianza (tratta dal web) vede protagonista il dott. Marco Deplano, urologo dell’ospedale Sirai di Carbonia, in Sardegna e la paziente che rifiuta la prestazione sanitaria proposta…UNA LEZIONE DI VITA UNICA, situazioni che noi operatori sanitari viviamo costantemente e che talvolta sfociano in episodi di accanimento terapeutico…
Oggi mi chiamano per una consulenza in un altro reparto.
Una delle solite e molteplici consulenze della giornata… ordinaria amministrazione.
Paziente con un tumore in fase ormai terminale con insufficienza renale da compressione degli ureteri.
Arriva con il letto una paziente tra i 70 e gli 80 anni, bianca bianca, capello rosso carota con due dita di ricrescita ma smalto rosa impeccabile.
– “Buongiorno signora”.
– “Buongiorno a lei dottore”.
Vedo la cartella, la visito e ripeto l’ecografia.
– Allora signora in questo momento i suoi reni hanno difficoltá a scaricare le urine per cui non potendo eliminare le urine per via naturale devo posizionare un tubicino, una specie di rubinetto che scavalca l’ostacolo cosi farà pipí da due tubicini nella schiena collegati a due sacchette…”.
– “Scusi se la interrompo… avró un’altra sacchetta anche dietro?” (aveva la colostomia).
– “Si signora…”.
Silenzio assordante di un minuto che sembrava interminabile.
Sorridendo mi dice: “Scusi dottore come si chiama?”.
– “Deplano”.
– “No il nome”.
– “Marco”.
– “Marco che bel nome…hai due minuti per me?”.
– “Certo signora ci mancherebbe…”.
– “Lo sai che io sono già morta?”.
– “Scusi non la seguo… non è così immediato…”.
– “Si… sono morta 15 anni fa”.
Silenzio.
– “15 anni fa mio figlio a 33 anni e venuto a mancare… ha avuto un infarto. Io sono morta quel giorno lo sai?”.
– “Mi spiace signora…”.
– “Io dovevo morire con lui 15 anni fa, dovevo morire 10 anni fa quando mi hanno trovato la malattia e adesso io non devo più fingere per gli altri. I figli sono sistemati, i nipoti pure… io devo tornare da lui. Che senso ha vivere qualche giorno in più con sacchette soffrendo e facendo penare i miei cari… io ho una dignità. Ti offendi se non voglio fare nulla… io sono stanca e mi affido alle mani di Dio. Dimmi la verità soffriró?”.
– “No signora… lei può fare quello che vuole… ma mettendo due…”.
– “Marco ti ho detto no. La vita e mia e ho deciso cosi. Anzi fai una cosa sospendi la trasfusione che ho voglia di tornare a casa e mangiare un gelato con mio nipote”.
Piano piano ogni parola mi ha spogliato come quando si tolgono i petali a una rosa.
Ho scordato la stanchezza, la rabbia e tutto quello che mi angoscia.
Non c’erano più gli anni di studio, le migliaia di pagine studiate, le linee guida… nulla tutto inutile.
Nudo e disarmato dinanzi a un candore e una consapevolezza della morte che mi hanno tramortito.
Mi sono girato per scrivere la consulenza per evitare che mi vedesse gli occhi lucidi e l’infermiera si è allontanata commossa.
Non sono riuscito a controllarmi e chi mi conosce sa che non è da me…
– “Marco ti sei emozionato?”.
-“Si signora un pochino, mi scusi”.
– “É bello invece, mi fai sentire importante. Senti fammi un altro favore. Se vengono i miei figli e ti prendono a urla chiamami che li rimprovero per bene. Tu scrivi che io sto bene cosí…Ok?”.
– “Si signora”.
– “Marco posso chiederti una cosa?”.
– “Si signora dica”.
– “Sei un ragazzo speciale io lo so e sei destinato a grandi cose. Me lo dai un bacio? Come quelli che i figli danno alle mamme”.
– “Si signora”.
– “Pregherò per te e per mio figlio. Spero di riverderti”.
– “Anche io signora… grazie”.
In quel momento era la donna più bella del mondo, luminosa, decisa, mamma, nonna… in una parola amore puro.
Forse é stata la volta in cui sono stato contento di fare una figura di merda.
Smontato, denudato e coccolato da chi avrei dovuto aiutare e invece mi ha impartito la lezione di vita più toccante della mia vita.
La morte vista come fase finale della vita, senza ansia, paura, egoismo.
Consapevolezza che anni di studio mai ti insegneranno…il mio curriculum valeva meno di zero… Anni di studio, master, corsi… Il nulla.
Parlavano le anime.
Tutto é relativo e io sono piccolo piccolo davanti a tanta grandezza.
Tutto quello che riguarda la vita, quando la si cerca, quando la si ha o la si perde fino a quando finisce va vissuto intimamente nella massima libertà e discrezione.
L’unico momento che davvero unisce chi si vuol bene cancellando litigi e negatività.
Sembra paradossale ma il dolore che è un aspetto dell’amore unisce a volte più dell’amore stesso.
Io credo molto nell’accompagnamento in queste fasi: a volte una parola dolce ha più beneficio di molte medicine.
Comunque vada buon viaggio.
Ringraziamo il dott. Deplano per questa grande testimonianza, augurando alla nostra paziente di poter ritornare al più presto dal suo caro figlio perduto!
Giuseppe Papagni
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