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La dott.ssa Leone Vanessa si laureata in infermieristica presso l’Università degli Studi “La Sapienza”.
Gentile Direttore di NurseTimes, presento ai suoi lettori il mio recente lavoro di ricerca, relativa ad un argomento particolarmente attuale “L’assistenza infermieristica e obiezione di coscienza nell’IVG: un’indagine conoscitiva sull’infermiere obiettore di coscienza”.
ABSTRACT
In Italia, la legge n.194 del 1978 che regola l’aborto, offre agli operatori sanitari l’opportunità di presentare un’obiezione di coscienza alle attività che sono specifiche e necessarie per effettuare un’interruzione volontaria di gravidanza.
Nonostante questi due concetti siano pienamente definiti a livello legislativo dalla normativa vigente, regolamentando di fatto i vari diritti e doveri dei professionisti sanitari, si stima che all’atto pratico, i dilemmi clinici e i dubbi in tale ambito, basati sui valori morali ed etici durante l’applicazione dell’assistenza stiano diventando sempre più comuni, probabilmente dovuti ad una scarsa conoscenza della materia.
Lo scopo di tale studio è stato quello di indagare ed esaminare le conoscenze, esperienze e gli atteggiamenti dei professionisti infermieri nei confronti dell’interruzione volontaria della gravidanza e l’obiezione di coscienza.
L’indagine conoscitiva è stata realizzata attraverso la somministrazione di un questionario ad un campione di 81 professionisti infermieri, validato e reperito in letteratura (Pettieri Nieminem et al. 2015), edito su piattaforme digitali, in un lasso di tempo compreso tra Gennaio e Febbraio 2022, sono stati raccolti i dati necessari al fine di stimare le conoscenze dei professionisti infermieri in merito all’interruzione volontaria di gravidanza e l’obiezione di coscienza.
Dall’analisi dei dati raccolti, è emerso che nonostante la normativa italiana esplichi in maniera ottimale, i diritti e doveri dei professionisti infermieri, risultano spesso limitate le conoscenze degli stessi nei confronti dell’argomento trattato, attestando una percentuale di disinformazione moderatamente alta che ha la potenzialità di influire negativamente sull’assistenza erogata alla donna.
Il presente studio ha indubbiamente permesso di riscontrare delle criticità in ordine all’adeguata conoscenza da parte degli infermieri della specifica normativa e della necessità di introdurre corsi di formazione aggiuntivi al percorso universitario, al fine di migliorane le conoscenze rispetto l’argomento oggetto di studio. Ciò permetterebbe di garantire un’adeguata assistenza alla donna, inoltre aiuterebbe i professionisti ad essere più consapevoli e ad avere meno dubbi in merito.
Dott.ssa Leone Vanessa
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