Una crisi annunciata da tempo e diventata una vera e propria emergenza nazionale, evidenziata da un calo significativo delle iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica e da retribuzioni che, nonostante la forte richiesta di infermieri nel mercato del lavoro, rimangono al di sotto delle aspettative. Questa situazione mette in discussione il futuro della professione e la sua capacità di attrarre giovani talenti.
Secondo i dati del XXV Rapporto annuale del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea di Bologna, redatto da Angelo Mastrillo (Segretario della Conferenza Nazionale dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie nonché Docente in Organizzazione delle Professioni Sanitarie dell’Università di Bologna) che si concentra sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei Laureati, in Lombardia, l’83% dei laureati in infermieristica ha trovato lavoro a un anno dalla laurea. Tuttavia, questo dato positivo nasconde una realtà più complessa.
Il principale segnale d’allarme è rappresentato dal calo record delle iscrizioni ai corsi di professioni sanitarie, con un calo del 8,6% in Lombardia.
Questo trend è ancor più preoccupante se consideriamo il rapporto domande su posto, che è sceso a 1,8, un dato notevolmente inferiore sia rispetto all’anno precedente (2,2) che alla media nazionale di quest’anno (2,3).
Tra le università lombarde, i cali più significativi si sono verificati presso Milano Statale (12,9%), Brescia (8,6%), Milano Bicocca (8,4%) e Pavia (4,4%), mentre solo a Varese si è registrato un aumento del 4,4% delle iscrizioni. L’Università dell’Insubria ha visto una crescita degli studenti, raggiungendo una media di 2042 euro di retribuzione per i laureati, ma molti di loro trovano lavoro in Svizzera, evidenziando il problema della fuga dei talenti oltre confine.
La questione di fondo rimane la retribuzione degli infermieri.
A un anno dalla laurea, gli infermieri lombardi guadagnano in media 1771 euro al mese. Tuttavia, le retribuzioni variano notevolmente da provincia a provincia, con Brescia in cima alla lista delle retribuzioni più basse (1670 euro in media), seguita da Pavia, dove le retribuzioni sono sotto i 1700 euro. A Milano, il salario medio si aggira attorno ai 1730 euro al mese.
Per comprendere appieno l’evoluzione di questa situazione, è importante considerare i dati pre-COVID.
Nel 2019, l’occupazione degli infermieri a un anno dalla laurea era significativamente più alta, con un tasso di occupazione di circa l’88%. Tuttavia, si è notato un cambiamento nell’atteggiamento dei laureati negli anni successivi, con un aumento delle iscrizioni ai corsi di secondo livello, probabilmente per migliorare le prospettive lavorative e retributive.
Un altro cambiamento significativo riguarda la destinazione dei laureati. Nel 2019, la maggior parte trovava lavoro nel settore privato (circa il 75%), mentre nel 2022 c’è stata una distribuzione più equa tra pubblico e privato (circa il 50%).
La crisi dell’infermieristica italiana è chiara. Il calo delle iscrizioni e le retribuzioni al di sotto della media europea pongono una sfida fondamentale per la professione e la qualità dell’assistenza sanitaria nel Paese.
Redazione NurseTimes
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