Pietro Messina, avvocato difensore della famiglia Ciontoli nella vicenda processuale riguardante l’omicidio Vannini, ha voluto raccontare alla stampa come la giovane infermiera riscontri difficoltà nel trovare un’occupazione.
“Martina Ciontoli ha perso due volte il posto di lavoro, perché era in qualche modo seguita, pedinata e i datori di lavoro hanno pensato bene a un certo punto di sbarazzarsene”.
Queste sono le parole dell’avvocato difensore dell’ex fidanzata di Marco, con le quali intende raccontare la vita della ragazza condannata a tre anni anche in appello per omicidio colposo assieme al fratello Federico e ai genitori.
Martina, all’epoca dei fatti, frequentava il corso di laurea in infermieristica. Successivamente avrebbe conseguito la laurea con il massimo dei voti ottenendo la lode.
Da anni non vive più nell’abitazione nella quale morì Vannini. Da allora la quotidianità della famiglia coinvolta nel processo non sarebbe più la stessa:
“I Ciontoli non possono più vivere nel loro ambiente. Hanno dovuto sparpagliarsi in tutte le località possibili per nascondersi. Non vivono più, quindi è una pena diciamo, che non è prevista dal codice, una pena aggiuntiva”.
In primo grado per il padre della ragazza era stato riconosciuto il reato di omicidio preterintenzionale, derubricato in appello a omicidio colposo con una pena passata da 14 a 5 anni di reclusione.
Tale decisione ha scatenato la rabbia della famiglia e dei genitori di Marco, che si aspettavano un esito differente dal processo d’appello: l’accusa aveva chiesto di rivedere la posizione di tutti gli imputati, aggravando la loro posizione. Una ricostruzione che non ha convinto però il collegio dei giudici che ha al contrario accettato la tesi della difesa.
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