Riportiamo un interessante editoriale firmato da Saverio Andreula dal titolo “Infermieri…ubriachi di sapere” che ribattezziamo “A Bologna il deja vu della scientificità della professione infermieristica”
A nessuno è concesso di presentarsi al lavoro in stato di ubriachezza, tantomeno a un infermiere. È un precetto a conoscenza di tutti, valido in tutti gli ambiti lavorativi pubblici e privati, codificato da precise norme disciplinari che spetta a chiunque di osservare. Infatti l’art. 18, comma 1, lett. C del D.Lgs 81/2008 (il Testo unico della sicurezza sul lavoro) precisa che “il datore di lavoro e i dirigenti devono, nell’affidare i compiti ai lavoratori, tenere conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e sicurezza”.
Si immagini un infermiere “ubriaco”, impegnato (si fa per dire) con la preparazione di una specialità farmaceutica al paziente “Tale”, poi la stessa somministrata al paziente “Caio”. Insomma, non ci vuole molto per affermare che è intollerabile per un sanitario presentarsi al lavoro ubriaco, ed è altresì intollerabile che il datore di lavoro o chi per lui (il dirigente sanitario) non si prenda la responsabilità di sospendere il lavoratore, adottando le norme disciplinari che, si ribadisce, sono obbligatorie per legge.
Accade che il dirigente sanitario responsabile dell’ospedale “Di Venere” di Bari Carbonara rediga e firmi una circolare in cui riferisce di presunti casi di ubriachezza di cui sarebbero stati protagonisti alcuni “sanitari”. Il zelante dirigente medico precisa nella circolare che “nonostante i divieti imposti dalla vigente legislazione in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e le raccomandazioni emanate nel corso degli anni, sono giunte notizie a questa Direzione di personale sanitario che si presenta sul posto di lavoro in evidente stato di ebbrezza”.Ovviamente l’indomani, stante l’inadeguata e generica comunicazione, è stata “bagarre” tra le testate giornalistiche, con titoli più o meno univoci a quattro colonne: Medici e infermieri ubriachi al lavoro alla Asl BA.
A Bologna accade che la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), ritenendo naturali per gli infermieri i contenuti che esprime attraverso il proprio statuto, l’associazione “Patto Trasversale per la Scienza”, firmi l’adesione allo stesso. Ovviamente la firma del patto, vincolante per la Fnopi, lo è anche per gli Ordini provinciali. Il Patto, in quanto a significato politico, ribadisce che in Italia infermieri si diventa (non a caso) dopo un percorso universitario che (non a caso) si chiama laurea in SCIENZE infermieristiche, i cui obiettivi didattici qualificanti esaltano la disciplina, accreditandola nella comunità scientifica internazionale con le credenziali proprie di un sistema di conoscenze ottenute attraverso un’attività di ricerca prevalentemente organizzata con procedimenti metodici e rigorosi (il metodo scientifico), avente lo scopo di giungere, attraverso dei test sperimentali, a una descrizione verosimile e con carattere predittivo della realtà e delle leggi che regolano l’occorrenza dei fenomeni. (…)
L’insegnamento della scienza e la ricerca scientifica vengono praticati prevalentemente nelle università, in istituti, enti di ricerca e imprese. (…) Vi sono solide vocazioni accademiche, ma anche persone e organizzazioni non inserite nel mondo accademico, che si dedicano all’osservazione scientifica. La scienza è infatti un’attività di ricerca libera, aperta a tutti, e sono considerati scienziati tutti coloro che operano utilizzando metodi scientifici nell’effettuare ricerche. L’infermiere, quindi, è un professionista sanitario in simbiosi perfetta tra scienza, tecnica e deontologia, atteso il nuovo codice disciplinare.
Un professionista, ubriaco sì, ma di sapere.
Il Patto prevede cinque impegni per la politica:
1) Tutte le forze politiche italiane si impegnano a sostenere la scienza come valore universale di progresso dell’umanità che non ha alcun “colore politico”, e che ha lo scopo di aumentare la conoscenza umana e migliorare la qualità di vita dei nostri simili.
2) Nessuna forza politica italiana si presta a sostenere o tollerare in alcun modo forme di pseudoscienza e/o di pseudomedicina che mettono a repentaglio la salute pubblica, come il negazionismo dell’Aids, l’anti-vaccinismo, le terapie non basate sulle prove scientifiche, ecc.
3) Tutte le forze politiche italiane si impegnano a governare e legiferare in modo tale da fermare l’operato di quegli pseudoscienziati che, con affermazioni non dimostrate e allarmiste, creano paure ingiustificate tra la popolazione nei confronti di presidi terapeutici validati dall’evidenza scientifica e medica.
4) Tutte le forze politiche italiane si impegnano a implementare programmi capillari di informazione sulla scienza per la popolazione, a partire dalla scuola dell’obbligo, e coinvolgendo media, divulgatori, comunicatori e ogni categoria di professionisti della ricerca e della sanità.
5) Tutte le forze politiche italiane si impegnano affinché si assicurino alla scienza adeguati finanziamenti pubblici, a partire da un immediato raddoppio dei fondi ministeriali per la ricerca biomedica di base.
Redazione Nurse Times
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