Interessante progetto denominato “Euriclea” nato lo scorso marzo dalla collaborazione tra il gruppo AIL pazienti affetti da Leucemia Mieloide Cronica (LMC), la SIE (Società Italiana di Ematologia) e la federazione Ipasvi col contributo di Ariad Pharmaceutical allo scopo di creare una nuova figura infermieristica specializzata nella cura dei pazienti affetti da questa neoplasia.
Sono dieci i centri nazionali che hanno partecipato alla costruzione del percorso formativo e che sperimenteranno l’impatto del progetto: Milano, Roma, Torino, Firenze, Brescia, Napoli, Pescara, Reggio Emilia, Bologna.
Si stima che La LMC in Europa conti circa 7.000 nuovi pazienti ogni anno, mentre per l’Italia sono diagnosticati circa 900 nuovi casi l’anno. Attualmente è possibile ricorrere a nuovi farmaci innovativi, che riescono a controllare la malattia e portano a un incremento di sopravvivenza mai sperato in passato.
Tale percorso consente di migliorare la gestione del paziente in terapia con i nuovi farmaci biologici, ragione per cui si inizia dal percorso assistenziale, che va dall’iter diagnostico all’accoglienza dopo la comunicazione della diagnosi, alla fase di informazione ed educazione e finisce alla segnalazione e all’intervento.
I nuovi trattamenti tuttavia possono causare reazioni indesiderate come la mielosoppressione (riduzione della funzionalità del midollo osseo), eruzioni cutanee, disturbi gastrointestinali e delle manifestazioni specifiche che possono provocare debolezza, affaticabilità, mal di testa, causare alterazioni degli esami di laboratorio, rendere i pazienti più sensibili a infezioni e sanguinamenti/emorragie, ancora provocare pallore, tachicardia e affanno. Occorre riconoscere e saper gestire in modo adeguato tutti questi eventi e queste specifiche sintomatologie, per consentire al paziente di continuare a trarre il massimo beneficio dal trattamento. Il manifestarsi di questi effetti collaterali deve essere monitorato e gestito, in modo da non portare all’interruzione della terapia inficiandone l’efficacia. Sotto questo specifico profilo e in questa delicata fase della cura il ruolo dell’infermiere diventa fondamentale e strategico, sia dal punto di vista clinico che psicologico/emotivo.
Si è passati dal tentare di arrivare il prima possibile al trapianto, alla gestione della qualità della vita durante il trattamento ed a porre sempre maggiore attenzione agli effetti collaterali della terapia quali eruzioni cutanee, disturbi gastro – intestinali ed emorragie, tachicardia e affanno, effetti collaterali che, per altro, possono per la maggior parte delle volte essere nascosti dal paziente assume quindi sempre maggiore centralità il rapporto con l’infermiere.
Mina cucinotta
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