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Infermieri senza pasto all’ospedale di Guastalla (Reggio Emilia), Nursind: “Pronti allo sciopero”

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Infermieri senza pasto all'ospedale di Guastalla (Reggio Emilia), Nursind: "Pronti allo sciopero"
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“Eravamo gli eroi che lottavano contro la pandemia, adesso non riusciamo nemmeno ad avere un pasto decente quando usciamo dalle sale operatorie alle 14:40”. Così gli infermieri dell’Ospedale Civile di Guastalla (Reggio Emilia), insieme al resto del personale diurnista del comparto chirurgico, medici e tecnici compresi.

Il sindacato Nursind fa presente che, per razionalizzare il sistema di refezione (mensa) della sanità pubblica reggiana, che è un diritto contrattuale, si andrà verso una progressiva chiusura delle cucine interne degli ospedali periferici, compresi Montecchio e Scandiano.

“Ce l’ha spiegato Laura Reggiani, direttore della Struttura Logistico Alberghiera – dicono dal sindacato degli infermieri –. I pasti ai pazienti, in futuro, verranno preparati e porzionati altrove, per poi essere riscaldati e distribuiti come avviene ora. Per il personale si va verso un sistema di convenzioni, con il lavoratore che con il suo badge può scegliere dove pranzare”.

E ancora: “Sulla carta è una scelta logica, ma nei fatti già oggi a Guastalla non viene garantito questo diritto al personale sanitario del comparto operatorio. E se il problema non sarà risolto, si arriverà allo sciopero. Lavorare in sala operatoria è sempre meno attrattivo in un momento storico dove già la professione degli infermieri è ridotta al minimo per iscrizioni e soddisfazione professionale”.

Ma qual è il problema? Alle 14:40 la mensa è chiusa, il bar interno dell’ospedale è, appunto, un bar, con una limitata offerta (una sola portata, senza pane e acqua), mentre le strutture esterne hanno le cucine chiuse quando infermieri e medici staccano. Per questo Nursind si appella anche al sindaco di Guastalla, Camilla Verona, chiedendo che attui una mediazione affinché i privati – almeno quelli più vicini all’ospedale – possano garantire il pasto.

“È una situazione di frustrazione che si aggiunge a un malessere generale dovuto a molteplici fattori, dallo stipendio basso ai turni massacranti – spiega il sindacato –. Una situazione che gli operatori fanno presente da oltre un anno alla direzione e alla responsabile dell’alberghiero, ma che è stata ignorata in tutti i modi. A Cir chiediamo di posticipare la chiusura della mensa con l’ultima passata del badge alle 15 o di aumentare l’offerta nel bar. Al sindaco chiediamo di adoperarsi con le attività locali per trovare un locale che ci offra un pasto caldo completo sino alle 15 o che sproni l’Ausl a venirci incontro”.

Redazione Nurse Times

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