Per gli infermieri il 26% dei posti in meno rispetto a quelli definiti dalla Conferenza stato-regioni. La categoria registra comunque un aumento di 1.417 unità rispetto all’anno scorso. Arrivano i numeri definitivi per quanto riguarda le immatricolazioni ai corsi di laurea delle professioni sanitarie
Per gli infermieri il 26% dei posti in meno rispetto a quelli definiti dalla Conferenza stato-regioni. La categoria registra comunque un aumento di 1.417 unità rispetto all’anno scorso. Arrivano i numeri definitivi per quanto riguarda le immatricolazioni ai corsi di laurea delle professioni sanitarie in vista dell’esame fissato per il prossimo 14 settembre. Il Ministero dell’università ha infatti pubblicato il decreto definitivo (n. 1068) che recepisce le indicazioni contenute nell’accordo raggiunto in Conferenza stato-regioni sul fabbisogno di posti per l’anno accademico 2021-2022.
Il ministero guidato da Maria Cristina Messa, più che recepire, ha preso nota delle indicazioni emerse in Conferenza, ma ha poi deciso diversamente. Infatti, l’accordo sul fabbisogno parlava di 23.719 posti per gli infermieri, mentre il Ministero ha deciso di definirne 17.394 (più 264 per infermieristica pediatrica). Spicca anche il dato dei fisioterapisti: i posti sono poco meno di 2.600 (2.597) anche se sia la categoria stessa sia la Conferenza stato-regioni avevano indicato un valore intorno ai 2.100.
I posti definitivamente a disposizione, quindi, saranno 30.451. Un valore di poco superiore (+ 271) a quello indicato nel precedente decreto ministeriale (pubblicato il 13 luglio) con cui venivano comunicati i posti temporanei per il test del 14 settembre. Il precedente decreto, infatti, scontava l’assenza dell’accordo in Conferenza stato regioni, generalmente atteso per la fine di maggio, così come il decreto stesso. Quest’anno, invece, si sono accumulati vari ritardi che hanno causato anche lo spostamento dell’esame di settembre, inizialmente previsto per il 7. Il ministero avrebbe dovuto pubblicare il decreto con il numero dei posti non meno di 60 giorni prima dal giorno dell’esame, quindi entro il 9 luglio. La scadenza non è stata rispettata e così la prova è stata spostata.
Questo ha portato, però, a una serie di ulteriori problematiche, in particolare per le università. Alcune di esse si sono trovate, a due mesi scarsi dall’esame, a non avere la certezza dei posti che avrebbero potuto mettere a disposizione. Quindi, alcune di loro, hanno deciso di pubblicare comunque i bandi senza aspettare il decreto ministeriale, indicando un numero di posti provvisorio che sarebbe poi dovuto essere integrato con le indicazioni del ministero. Ora, dopo l’accordo in Conferenza stato-regioni e il nuovo decreto del 17 agosto, le facoltà hanno tutte le informazioni necessarie per il test.
Rispetto al precedente decreto, comunque, i numeri cambiano poco o niente. Sono solo due le categorie che vedono delle differenze (oltre agli infermieri gli educatori, che passano da 698 a 708). Per quanto riguarda gli infermieri, come detto, rispetto all’anno scorso si registra un aumento di 1.417 posti, che però risulta molto limitato rispetto a quello che si sarebbe potuto registrare con l’accoglimento dei dati sul fabbisogno, che avrebbero portato a 7.500 posti in più in un anno. La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) aveva ovviamente accolto con grande favore le indicazioni sul fabbisogno; sono anni che la Fnopi sottolinea una carenza di personale infermieristico con l’esigenza di aumentare i posti per le immatricolazioni. Se in questo caso le indicazioni della categoria non sono state accolte, in un altro sono state addirittura ultra-recepite; i fisioterapisti, infatti, incassano 500 posti in più rispetto a quelli indicati dalla Conferenza e dalla stessa categoria.
Fonte: ItaliaOggi
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