L’intervento della presidente della Fnc Ipasvi dott.ssa Barbara Mangiacavalli (clicca qui) chiaro e diretto che arriva dopo alcune dichiarazioni del M.i.g.e.p. (Coordinamento Collegiato Inf. Generici-Inf.Psichiatrici-Puericultrici-O.t.a.-O.s.s.-A.s.s.s -A.d.e.s.t. Osa inf. extracomunitari), un’ associazione che raggruppa alcuni operatori della sanità inseriti nel ruolo tecnico nata spontaneamente nel 2000, tra l’altro imprecise e che creano un certo imbarazzo tra gli operatori stessi.
L’articolo in questione dal titolo un pò provocatorio “Ma perché gli infermieri continuano a offendere gli Oss?” apparso su quotidianosanità.it alcuni giorni addietro.
“E’ ora di scrivere la parola fine, ognuno torni al suo posto. E si lascino fuori i pazienti da queste scaramucce che con l’assistenza non hanno nulla a che fare”, risponde la Presidente Mangiacavalli, come non essere d’accordo?
In un periodo di crisi del sistema salute, dettata dalla necessità di rientrare in logiche di bilancio sempre più stringenti e che di fatto comprime in primis le dotazioni organiche con le rispettive conseguenze sulla qualità delle cure erogate ai cittadini bisognosi, le parole della presidente valgono anche come richiamo ai decisori politici, affinchè venga data agli infermieri la possibilità di essere messi in condizione di poter esprimere la propria professionalità nel pieno rispetto del dettato normativo. Per cui per la Presidente è “inutile lanciare grida di scandalo e populiste sul fatto che gli infermieri non sono messi nelle condizioni di poter esercitare il ruolo e le responsabilità che gli competono quando, ai tavoli trattanti si “svende” la professionalità. In cambio di cosa, tra l’altro? Sistemi incentivanti appiattiti, valutazioni appiattite, assunzioni, dove ve ne sono, che non tengono conto dei modelli organizzativi e assistenziali: se in una équipe ci sono solo infermieri e non ci sono Oss, delle due l’una: o gli infermieri fanno mansioni improprie o la complessità assistenziale è tale per cui l’attività è tutta infermieristica (anche se una realtà così non l’ho ancora trovata). O viceversa, situazioni in cui l’infermiere non c’è e allora qualcuno viene “delegato” (senza sapere magari che la delega, quando si parla di responsabilità non esiste) a fare attività non ascrivibili al proprio profilo di competenza e responsabilità”.
Chiarezza sui ruoli, competenze e responsabilità. Il ruolo delle Regioni
“Gli infermieri sono perfettamente consapevoli che gli Operatori socio sanitari (Oss) sono figure complementari importanti all’interno delle equipe assistenziali perché lavorando in maniera integrata, ognuno con le proprie funzioni, competenze e responsabilità, si realizzano modalità assistenziali ed operative rispettose dei profili e dei ruoli di ognuno. Ma gli infermieri non vogliono neppure che si dia spazio ulteriore a confusioni istituzionali con ripercussioni mediatiche (ed evidentemente professionali) che – e i casi si moltiplicano – confondono non solo i ruoli, ma soprattutto i pazienti che non sanno più con chi hanno a che fare per far fronte ai propri bisogni”.
La presidente punta il dito contro le Regioni (alcune): “non sono più i mezzi di comunicazione o i pazienti a confondere gli operatori, ma paradossalmente chi questi dovrebbe conoscere meglio degli altri, i nostri datori di lavoro, le Regioni”.
Continua la Presidente: “Non avrei mai immaginato di doverlo chiedere, ma hanno consapevolezza alcune Regioni e alcune strutture del SSN che l’infermiere è il professionista, formato in università, responsabile dell’assistenza del paziente, mentre l’Oss ha un altro percorso formativo, e, dopo che l’infermiere ha valutato il livello di complessità assistenziale, il contesto organizzativo, le condizioni cliniche, è sempre l’infermiere che decide se è più appropriato che sia il professionista stesso o l’oss a “mettere le mani” sul paziente e, nel caso sia l’Oss, quest’ultimo agisce sotto la supervisione dell’infermiere con la cui professionalità non ha però nulla a che fare?”
“Gli infermieri non offendono gli Oss – riprende la dott.ssa Mangiacavalli – né alcuna figura che lavora nel Ssn, così come non vogliono essere offesi da chiunque altro operi al loro fianco. Gli infermieri chiedono e affermano con forza e determinazione le proprie competenze, il proprio ruolo e la propria professionalità. Chi non ce l’ha non può offendersi perché un professionista riconosciuto come tale, tutela un suo diritto giuridicamente riconosciuto.
Come qualcuno ha sottolineato in questi giorni siamo tutti sulla stessa barca. È vero, ma è una barca che deve avere la prua indirizzata verso l’assistenza al paziente, senza la zavorra di questioni che col paziente non hanno nulla a che fare. Né sulla stessa barca si può remare l’uno contro l’altro, altrimenti si resta lì, dove il paziente e i suoi bisogni non ci sono e non si raggiungeranno mai soluzioni utili per lui e per l’assistenza. Si finisce così in una secca pericolosa, fatta di incomprensioni e fraintendimenti, su cui è ora di scrivere la parola fine per tornare ciascuno al proprio posto, al proprio ruolo e, soprattutto, alle proprie competenze, responsabilità e professionalità.
E, sia chiaro, il paziente deve essere lasciato fuori da queste scaramucce che con l’assistenza non hanno nulla a che fare: è evidente che sia lui il centro dell’attività di chi opera nel Ssn, mentre così non lo è affatto. Ed è pericoloso, di cattivo gusto e di poca considerazione per lui e per chi per lui opera a qualunque titolo e livello, che possa venire usato come alibi per situazioni che con l’assistenza, la sua cura e i suoi bisogni non hanno davvero nulla a che fare”.
Giuseppe Papagni
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