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“Infermieri non diventino impiegati dei medici di base per evitare ricoveri impropri”

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TORINO. Per evitare i ricoveri impropri negli ospedali non servono gli infermieri negli studi dei medici di famiglia, per sgravare dalle pratiche burocratiche, ma prestazioni infermieristiche che garantiscano la presa in carico e la continuità assistenziale, a meno che non si chieda ai medici di occuparsene. È la replica di Francesco Coppolella, segretario di Nursind Piemonte,  sindacato degli infermieri,  al piano della medicina territoriale presentato venerdì dalla Regione. 

Prima linea 

«Ricovero improprio vuol dire che le cose che fai in ospedale puoi farle a casa. Quali sino queste cose? Chi le fa? E a queste domande che bisogna rispondere prima di investire decine di milioni di euro per  riorganizzazioni che come abbiamo visto in passato rischiano di fallire nuovamente – aggiunge Coppolella-.  Sicuramente i medici di base hanno necessità di strumenti e risorse per essere più efficienti ma ancora una volta non si risponde ai bisogni di cura e di assistenza dei cittadini, specie quelli più fragili, anziani e cronici, coloro i quali generano i cosiddetti ricoveri impropri. Pazienti, soli spesso senza la possibilità di avere un care giver».

Investire sulle persone 

Sempre secondo Nursind la risposta non può che essere un investimento sulla figura infermieristica, l’infermiere di famiglia o di comunità, ventilato più volte ma ancora sulla carta: «Insieme al potenziamento della domiciliarità infermieristica servirebbe davvero ad evitare ricoveri impropri. Si continuano a fare accordi con i medici di mmg, che non possono dare una risposta da soli a questa impellente priorità, ciò è possibile solo attraverso un investimento parallelo con chi si occupa ed è titolare dell’assistenza. Per evitare i ricoveri impropri negli ospedali non servono gli infermieri negli studi dei medici di famiglia, per sgravare dalle pratiche burocratiche, ma prestazioni infermieristiche che garantiscano la presa in carico e la continuità assistenziale, a meno che non si chieda ai medici di occuparsene». È la replica di Francesco Coppolella, segretario di Nursind Piemonte,  sindacato degli infermieri,  al piano della medicina territoriale presentato venerdì dalla Regione. 

Prima linea 

“Ricovero improprio vuol dire che le cose che fai in ospedale puoi farle a casa. Quali sino queste cose? Chi le fa? E a queste domande che bisogna rispondere prima di investire decine di milioni di euro per  riorganizzazioni che come abbiamo visto in passato rischiano di fallire nuovamente – aggiunge Coppolella-.  Sicuramente i medici di base hanno necessità di strumenti e risorse per essere più efficienti ma ancora una volta non si risponde ai bisogni di cura e di assistenza dei cittadini, specie quelli più fragili, anziani e cronici, coloro i quali generano i cosiddetti ricoveri impropri. Pazienti, soli spesso senza la possibilità di avere un care giver”.

Redazione Nurse Times

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