Confortato dal parere della Fnopi, il Sindacato dei Militari si oppone alla richiesta del pm. Di seguito il comunicato.
Lo scorso 12 marzo abbiamo denunciato alla competente autorità giudiziaria la presenza di numerosi infermieri militari che, pur non essendo iscritti all’Ordine professionale, hanno esercitato – e alcuni ancora esercitano – la professione sanitaria presso le strutture delle forze armate, dell’arma dei carabinieri e del corpo della guardia di finanza. Eppure, incredibilmente, dopo pochi mesi di indagine, il pubblico ministero presso la Procura di Roma ha deciso di chiedere l’archiviazione alla luce di un’incredibile interpretazione della norma di deroga introdotta dalla Legge finanziaria 2019, che, secondo il pm, escluderebbe la rilevanza penale dei fatti oggetto della denuncia.
Tuttavia la norma in questione, come ha recentemente precisato la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), a seguito di una nostra esplicita richiesta ai fini della presentazione dell’opposizione alla richiesta del pm, non riguarda gli esercenti la professione infermieristica né l’obbligo di iscrizione all’Ordine professionale introdotto dalla Legge 3/2018 (c.d. Lorenzin), ma più semplicemente introduce la deroga per i soli esercenti le professioni sanitarie tecniche che, pur esercitando l’attività professionale come dipendenti pubblici o privati, non possono essere iscritti ad alcun albo professionale o non sono in possesso dei titoli equipollenti alla laurea e che, quindi, per non incorrere nel reato di esercizio abusivo della professione, dovranno iscriversi negli appositi elenchi speciali a esaurimento loro riservati entro il prossimo 31 dicembre.
Non solo è evidente il macroscopico errore in cui – a nostro avviso, confortati dal parere espresso dalla Federazione – è incorso il pubblico ministero nel formulare la richiesta di archiviazione verso la quale abbiamo presentato motivata opposizione tramite il nostro legale, avvocato Giulio Murano, ma è altresì chiara la consapevolezza dei vertici militari dell’esistenza di un grosso problema, la cui rilevanza penale è pacificamente ammessa nelle numerose disposizioni diramate dallo stato maggiore della Difesa e, ad esempio, dal direttore del Policlinico Militare di Roma.
Alla luce di quanto esposto, appare doverosa una breve riflessione. Se è vero che la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche è un ente di diritto pubblico non economico, istituito con Legge 29 ottobre 1954, n. 1049, e regolamentato dal Dlgs 13 settembre 1946, n. 233, e successivo Dpr 5 aprile 1950, n. 221, che lo Stato gli ha delegato la funzione, a livello nazionale, di tutela e rappresentanza della professione infermieristica nell’interesse degli iscritti e dei cittadini fruitori delle competenze che l’appartenenza a un Ordine di per sé certifica, che l’organo di vigilanza della Federazione è il ministero della Salute, allora ci domandiamo per quale ragione il pubblico ministero, verificato che, almeno per quanto riguarda la Marina Militare, gli infermieri militari non iscritti all’Albo rappresentano circa il 75% della categoria, non abbia chiesto lumi anche alla Federazione o al ministero della Salute, ma abbia invece deciso di motivare la sua richiesta di archiviazione affidandosi all’interpretazione della norma offertagli dallo stesso datore di lavoro che di fatto impiega gli infermieri abusivi.
In attesa che il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma, valutata l’ammissibilità della nostra opposizione, fissi l’udienza per la decisione del caso, i vertici della sanità militare continueranno indisturbati a impiegare gli infermieri non iscritti all’Ordine professionale in aperta violazione delle disposizioni di legge e dell’articolo 348 c.p.
Redazione Nurse Times
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