C’è chi, in maniera esplicita, ha deciso di schierarsi con un candidato sindaco in queste elezioni amministrative e chi ha pagato a caro prezzo il suo impegno diretto in politica (Leggi articolo nursetimes.org)
Ci sono due storie, uguali e contrarie, che agitano il panorama della professione infermieristica in Italia, con la Federazione nazionale e i suoi dirigenti nazionali, a fare da osservatori non sempre neutrali.
Così accade che, negli ultimi giorni, il presidente dell’Opi di Salerno e componente del Comitato centrale e vice presidente della Fnopi, Cosimo Cicia, partecipi in maniera tutt’altro che neutrale, ad un incontro elettorale a sostegno del candidato sindaco di Eboli, Mario Conte.
Certo l’occasione di dibattere con il ministro della Salute, Roberto Speranza, di “Salute di prossimità per la buona vita” (questo il titolo dell’evento elettorale n.d.r.) era ghiotta dal punto di osservazione del presidente dell’Opi di Salerno. E nulla ci sarebbe stato da obiettare se quell’incontro si fosse tenuto in tempi ben lontani da un appuntamento elettorale amministrativo.
Del resto in campagna elettorale si muovono anche i big della politica, come nel caso del ministro della Salute che è anche uno dei leader di Sinistra Italiana e il dottor Cicia, componente del Comitato centrale della Fnopi, avrebbe dovuto ragionare sull’opportunità o meno di prendere parte all’incontro elettorale a sostegno del candidato sindaco di Eboli.
Non perché sia vietato schierarsi politicamente ma per questioni di opportunità: quando si sceglie di rappresentare gli infermieri, mettendosi alla guida di un ente di diritto pubblico come l’Opi o entrando a far parte del Comitato centrale della Fnopi, guidato dalla presidente Barbarba Mangiacavalli, che rappresenta tutti i 450mila infermieri italiani senza distinzioni politiche, si devono rispettare le sensibilità (politiche) e le posizioni di tutti.
Sorprende, però, che quanto accaduto ad Eboli non sia stato stigmatizzato dai vertici della Fnopi.
Ci saremmo aspettati una presa di posizione ufficiale della presidente Mangiacavalli che, in altre situazioni è stata molto netta: gli infermieri che intendano impegnarsi in politica devono rinunciare ai ruoli di rappresentanza istituzionale.
Questo almeno la dottoressa Mangiacavalli, presidente di 450mila infermieri italiani, avrebbe detto, seppur non con atti ufficiali o dichiarazioni pubbliche, ad un presidente di un’Opi di una provincia calabrese.
Il ragionamento della presidente della Fnopi al suo collega della Calabria, più o meno sarebbe stato questo: “Il tuo impegno in politica è in contrasto con quello che vorresti svolgere a livello centrale nella Fnopi”. Così il collega calabrese è stato fatto fuori dal Comitato centrale, lo stesso organismo del quale fa parte il presidente dell’Opi di Salerno che, invece, senza nessuna remora ha partecipato ad un evento elettorale in rappresentanza della Fnopi.
Una sorta di politica dei due forni che non è sfuggita ai tanti infermieri che, su Facebook, hanno stigmatizzato e, per certi versi, ironizzato sulla iniziativa del presidente dell’Opi di Salerno.
Ma, va detto, a creare confusione è la Fnopi stessa e i suoi vertici legittimamente eletti: soltanto un anno fa, in occasione delle elezioni regionali e comunali di settembre 2020, la Federazione nazionale, sul proprio sito ufficiale pubblicava un invito “a sostenere, al di là dell’appartenenza politica di ciascuno, le candidature, a tutti i livelli, di tutti gli infermieri, nella convinzione che sia importante che la professione sia rappresentata nelle istituzioni elettive”.
Appello per certi versi giusto, se si considera che la professione infermieristica è tra le meno rappresentate in Parlamento (ci sono solo due infermieri eletti in questa legislatura) che però dovrebbe valere a tutte le latitudini e in ogni tempo. Invece in questo ultimo anno la Fnopi è andata spesso a zig zag: così ha punito il collega calabrese impegnato direttamente in politica, estromettendolo dal Comitato Centrale, ma autorizza (visto il silenzio assenso) la partecipazione di un componente del Comitato centrale all’iniziativa elettorale a sostegno di un candidato sindaco.
Ma le polemiche sollevate da questa vicenda rischiano di essere nulla al confronto di quanto sta per montare in tutta la comunità infermieristica.
Con la Fnopi ancora una volta nell’occhio del ciclone. Tutta colpa, si fa per dire, dell’annuncio della presidente Mangiacavalli, di una richiesta di aumento della quota annuale da chiedere agli Opi provinciali per ogni iscritto, per una cifra che oscilla tra i 5 e i 10 euro. Aumento necessario, è stato spiegato, per far fronte ad un possibile trasferimento di sede.
Troppo angusta quella romana attuale, a giudizio della Mangiacavalli: servono spazi più ampi e allora che paghino gli infermieri. L’intemerata della presidente, però, ha già provocato reazioni piccate e contrarie: il fronte degli Opi provinciali, che dicono no a quell’aumento deciso in maniera unilaterale, si allarga di giorno in giorno.
E i documenti ufficiali, di disapprovazione per quel provvedimento annunciato, piovono copiosi sul tavolo della presidente Mangiacavalli e del Comitato centrale. Anzi c’è chi ha già annunciato il voto contrario al prossimo bilancio 2022 della Fnopi. Sempre più nella tempesta.
Salvatore Petrarolo, Direttore NurseTimes
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