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Infermieri fra i banchi di scuola per diffondere la “cultura del soccorso”

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Un progetto di IPASVI Lecco, rivolto agli studenti dei Licei della provincia, volto a insegnare come approcciarsi in maniera corretta al sistema dell’urgenza e a far conoscere la figura dell’infermiere.

Insegnare nozioni basilari di primo soccorso, spiegare il funzionamento della “macchina dei soccorsi” e come gestire una chiamata al numero delle urgenze in modo responsabile. Un percorso educativo, iniziato già da diversi anni, e che in questi ultimi mesi ha portato gli infermieri lecchesi nelle scuole della provincia per altri quattro incontri, in due diversi licei.
Un’occasione per far conoscere agli alunni il percorso formativo degli infermieri e le loro competenze, che non si fermano solo all’assistenza intraospedaliera, come nell’immaginario comune.
Abbiamo rivolto qualche domanda al Segretario provinciale IPASVI Lecco, Jacopo Cameroni, che ha curato il progetto fin dall’inizio.

Da dove nasce l’idea di recarsi nelle scuole a parlare di primo soccorso?

Il corso nasce da un progetto più grande, la volontà e necessità di avvicinarci alla popolazione, diffondendo la cultura della salute e contemporaneamente valorizzare le figura infermieristica. Volevamo dare un volto a questa professione, farne conoscere il ruolo e le aree di competenza.

Occuparci di primo soccorso è stato naturale, poiché l’idea è nata da due infermieri di aerea critica operanti in Pronto Soccorso. Insomma l’argomento era di casa.

Quali argomenti avete trattato durante questi corsi e che obiettivi vi siete posti?

Nella nostra provincia, fortunatamente, c’è molta attenzione sull’argomento “Primo Soccorso”, e diverse associazioni si occupano di organizzare corsi, insegnando le manovre salvavita. Era nostra intenzione non sovrapporci ai corsi già esistenti, bensì implementarli diffondendo una “cultura del soccorso”. L’obiettivo principale era, dunque, di insegnare come gestire una chiamata di emergenza al 118 (ora numero unico 112), spiegando come comportarsi al telefono con l’operatore di AREU, quali informazioni dare, cosa fare aspettando l’arrivo dei soccorsi. Inoltre il messaggio che abbiamo voluto veicolare è stato quello de “l’uso consapevole” delle risorse, spiegando l’importanza dell’appropriato impiego dei mezzi di soccorso e sfatando i falsi miti che sono radicati nella popolazione: un esempio su tutti il pensiero che “se arrivo in ambulanza verrò visitato per primo in Pronto Soccorso”. Il tutto si è sempre svolto in maniera molto interattiva, facendo numerose simulazioni con i ragazzi e lasciando lo spazio per curiosità e domande.

Avete ricevuto un ritorno dagli studenti coinvolti?

Sì, al termine di ogni incontro abbiamo somministrato dei questionari di gradimento, in cui era anche possibile rivolgerci suggerimenti per le successive edizioni. Il riscontro è stato nella maggior parte dei casi positivo, molti hanno definito le informazioni ricevute come “utili nella vita quotidiana” e il fatto che ci siano state avanzate richieste di approfondimento su alcuni aspetti ci ha fatto capire che i ragazzi rivolgono molta attenzione verso questa tematica. Insieme ai questionari abbiamo anche fornito materiale informativo sul percorso di studi dell’infermiere e sulle sue aree di competenza, essendoci rivolti agli studenti delle classi quarte e quinte, che quindi a breve dovranno scegliere il loro percorso universitario.

Desiderate portare avanti altri progetti simili?

Sicuramente ci piacerebbe portare avanti questi percorsi educativi. Fino ad ora abbiamo coinvolto circa sei istituti superiori della provincia, ma non solo. Ci siamo rivolti anche alla popolazione adulta, con un incontro tenutosi presso il comune di Oggiono col patrocinio dell’amministrazione comunale. In futuro potremmo sviluppare incontri anche su altre tematiche, continuando così a promuovere l’importanza della cultura della salute.
Un’iniziativa, dunque, che si aggiunge a quelle di altri Collegi (Progetto Ipasvi Bat “Scuole Sicure” #nursing4children) e che valorizza la figura infermieristica e il suo ruolo educativo nella popolazione.

Fabio Fedeli

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