Home Massimo Randolfi Da Infermiere a Ristoratore: “La cucina vegana sarà la prosecuzione del mio lavoro sulla salute e sul benessere dell’uomo
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Da Infermiere a Ristoratore: “La cucina vegana sarà la prosecuzione del mio lavoro sulla salute e sul benessere dell’uomo

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Claudio Moschini, Infermiere dal 1983, è ormai prossimo a lasciare l’ospedale dove ha svolto la professione per oltre 40 anni

Ha aperto insieme all’amico Luca un ristorante, chiamato Veganima, che considera la prosecuzione del suo lavoro sulla salute e sul benessere dell’uomo. Nel ristorante è anche presente una piccola libreria. Il collega ha risposto ad una giovane laureanda in infermieristica di nome Aurora.


“Che bella lettera quella di Aurora, diplomanda in Infermieristica. Mi ha riportato indietro negli anni, quando vivevo le sue stesse emozioni nei reparti in cui ho prestato la mia opera. Tra poco, solo quattro mesi e mezzo, andrò in pensione dopo oltre 42 anni di onorata carriera.

Carriera in verità no, non si fa carriera nell’infermieristica, semmai si continua a studiare per accedere a posizioni superiori. Io ho deciso di no, di non accedere alle posizioni superiori, caposala coordinatore, dirigente infermieristico. No, non faceva per me. Per me facevano i pazienti, le persone ammalate.

Quello era, ed è sempre stato, il mio posto, al loro fianco, vicino ai parenti, a dare conforto, consigli, vivere le emozioni di un distacco ma anche quelle di una guarigione, accompagnarli. Lenire le sofferenze non solo fisiche, consolarli quando stavano male, sostenerli nella guarigione.

Sono stato mani e piedi, sono stato testa, parola e traduttore delle parole mediche, sono stato madre e padre, fratello e sorella, talvolta anche ministro del culto, qualunque esso fosse.

Ma come dice Aurora: empatia tanta, coinvolgimento meno. Certo, non farsi coinvolgere talvolta è difficile, ma nel tempo s’impara e si raggiunge il giusto equilibrio.

Ho dato molto, oltre quello che mi veniva richiesto, ma è successo senza deciderlo, come si poteva fare altrimenti? Erano, sono persone, mica macchine.

Ho dato mille, ho portato via milioni: quanto ho imparato, della vita, della società, dell’umanità, dei misteri. Ricevo tantissimo dalla mia professione e quello che ricevo, che è un dono, non me lo tengo, è troppo prezioso per tenerlo per me.

Aurora ha capito certi aspetti solo dopo averli vissuti in prima persona. A me non è successo, per fortuna, ma io li ho capiti con l’esperienza ascoltando, guardando, sentendo. Mai ho risposto a un campanello facendo pesare il mio lavoro, anche nel caos, anche in mancanza di colleghi, anche nella necessità di altri più bisognosi.

Tutti sono bisognosi quando sono nel letto di un ospedale e devi portare un pappagallo, sostituire una flebo, dare un antidolorifico, sistemare un cuscino perché stiano più comodi, dare un bicchiere d’acqua, dire una parola.

Ho studiato nei tempi in cui ci chiamavano Infermieri Diplomati, poi Professionali; l’università era ancora lontana. I miei maestri sono stati gli stessi colleghi con cui avrei lavorato. Ora manca poco, lascerò la professione.

La cosa che più mi meraviglia e mi entusiasma è che conservo la stessa passione del primo giorno in cui sono entrato in corsia. Sono svenuto ben tre volte, ogni volta ero più convinto che quella sarebbe stata la mia vita.

Mi rende orgoglioso quando incontro una persona curata tanti anni prima che ancora si ricorda di me e ringrazia. Mi considero fortunato, non a tutti succede. Auguro ad Aurora e a tutti i giovani che intendono avvicinarsi a questa professione di essere fortunati come me. La fortuna talvolta ha bisogno di una mano. Dategliela”.


Auguriamo al collega Claudio Moschini di poter intraprendere una brillante carriera nel campo della ristorazione, dopo quasi mezzo secolo trascorso tra le mura di un ospedale.

Simone Gussoni

Fonte: InveceConcita

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