L’episodio sarebbe avvenuto una settimana fa ma l’Azienda non l’avrebbe denunciato. “Stiamo registrando una crescita preoccupante degli episodi di violenza contro il personale che lavora nell’emergenza urgenza” commenta Paolo Porta, referente del sindacato
FIRENZE – “Di fronte all’ennesimo episodio di violenza da parte di un paziente ai danni del personale in servizio al Pronto soccorso di Careggi non possiamo restare in silenzio”. La denuncia di Paolo Porta, responsabile del sindacato autonomo degli infermieri Nursind, diventa atto di accusa per quanto accaduto una settimana fa. Domenica 19 marzo un infermiere e un operatore socio sanitario sono stati picchiati da un paziente: episodio gravissimo venuto alla luce solo attraverso la denuncia di Nursind visto che la struttura ospedaliera aveva preferito far calare il silenzio.
Vicenda che riaccende i riflettori sulla questione sicurezza per gli operatori sanitari soprattutto nelle aree di pronto soccorso: problema che attraversa l’Italia senza grandi distinzioni e, per questa volta, ha fatto tappa all’ospedale Careggi di Firenze. “Stiamo registrando un preoccupante aumento delle aggressioni di natura sia verbale che fisica verso il personale sanitario” commenta Porta. Episodi che si registrano, nella gran parte dei casi, in pronto soccorso e in maniera altrettanto massiccia spesso non vengono denunciati.
“Ci sono gli studi nazionali e internazionali – spiega il responsabile di Nursind per l’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi – ad evidenziare quali siano le cause che scatenano la violenza dei pazienti nei confronti degli operatori sanitari: spesso è la poca conoscenza da parte dei cittadini di come funziona il servizio di emergenza urgenza”. Poi ci sono le implicazioni anche sulle condizioni psicofisiche degli infermieri: “Le aggressioni sono in aumento e influiscono negativamente sul rischio clinico in un ambiente – commenta Porta – in cui l’infermiere è già sottoposto a un forte carico di stress, subisce continui demansionamenti e deve fare i conti con orari che non rispettano la normativa europea dei turni di riposo”.
Così’ per il responsabile di Nursind non c’è da analizzare solo le cause delle aggressioni da parte dei pazienti o dei parenti degli stessi, ma bisogna interrogarsi sulle condizioni di sicurezza delle strutture sanitarie: “Mi chiedo se quanto messo in atto dalle aziende possa prevenire o ridurre gli atti di violenza nei confronti del personale sanitario”. La questione, di fatto, potrebbe anche essere strutturale: Porta, infatti, solleva anche l’interrogativo se i luoghi dove vengano istituiti i pronto soccorso siano idonei a garantire la sicurezza degli operatori ma anche dei cittadini che spesso sono spettatori attoniti degli episodi di aggressione.
Un deterrente potrebbe essere l’istituzione del posto di polizia che, a giudizio del responsabile di Nursind, deve funzionare 24 ore al giorno e non solo per metà giornata “in modo da poter intervenire subito in situazioni di rischio”. Resta, infine, il problema dell’omessa denuncia da parte dell’Azienda sanitaria per quanto accaduto domenica 19 marzo: quanto accaduto all’ospedale di Careggi, a giudizio di Porta, è equiparabile ad un episodio di aggressione nei confronti del personale sanitario avvenuto in Emilia Romagna. “Il Tribunale di Ferrara – racconta il responsabile di Nursind – ha condannato un cittadino per interruzione di servizio pubblico per un caso simile denunciato dall’Azienda sanitaria. Mi chiedo perché non avviene lo stesso in Toscana. Le Aziende sanitarie devono garantire la sicurezza dei lavoratori”. Come non è accaduto il 19 marzo scorso nel pronto soccorso dell’ospedale di Careggi.
Salvatore Petrarolo
Foto: web
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