Un’altra pseudo-offerta di lavoro al limite della follia, toccata ad una infermiera di Roma.
Pochi giorni fa Nurse Times ha pubblicato un articolo dal titolo ‘Infermiera full time per 600 euro al mese’ (VEDI), basato sull’intervista rilasciatami da Giorgia, collega neolaureata di Roma.
Giorgia mi aveva voluto raccontare il suo percorso, ma soprattutto di un’offerta di lavoro che aveva ricevuto nelle settimane precedenti il nostro incontro e che rappresentava a dir poco un insulto professionale. Tale da non farle lasciare il suo posto di lavoro come telefonista part time (con contratto a progetto) in un call center. La nostra chiacchierata si era conclusa con una suo rassegnato, ma speranzoso: ‘Sogno un lavoro sicuro in ospedale, ma… al momento può essere solo un sogno’
…E con un mio augurio per il suo futuro, al termine dell’articolo: ‘In bocca al lupo, cara Giorgia. Non smettere di sognare’.
L’articolo ha suscitato diverse discussioni sui social e soprattutto molto sdegno tra gli infermieri, stanchi di vedere la propria professione calpestata e oltre modo sfruttata con formule ed escamotage che riducono i professionisti alla stregua di “nuovi” schiavi. Anche io ho subito molte offerte di lavoro avvilenti e ‘da denuncia’, in questi anni, ma quella fatta a lei era decisamente difficile da ‘battere’.
Eppure Giorgia mi ha ricontattato telefonicamente ieri per raccontarmi qualcosa di davvero ripugnante, a cui non avrei mai creduto se non avessi fatto delle indagini…molto facili, per giunta, visto che questa struttura alla costante ricerca di belle infermiere neolaureate è a 5 minuti di auto da casa mia. E tempo fa (2015) mi contattò per un colloquio di lavoro e mi offrì un posto da ‘infermiere – assistente alla poltrona’ (…), full time (54 ore settimanali) per 800 euro al mese. In nero.
Riporto qui le parole della collega Giorgia, cui ho chiesto di scrivermi l’accaduto al dettaglio:
“Ciao, Alessio! Ricordi l’offerta di lavoro di cui ti ho parlato poche settimane fa, che mi aveva avvilita e che ti ha spinto ad intervistarmi? Beh, era niente in confronto a quella che hanno avuto il coraggio di farmi oggi. Un altro centro medico polifunzionale, vicinissimo a casa mia, qui a Roma in zona casilina.
Mi sono recata lì per un colloquio di lavoro oggi alle 14:00 e mi ha accolto una responsabile. ‘Parlami di te’, è stato il suo primo vagito. Io le ho risposto con un breve excursus a proposito del mio Curriculum e del mio percorso di studi.
Lei ha continuato con uno scontato e patetico: ‘quali sono le tue aspettative di lavoro in futuro?’ Mah… cosa vuole che le risponda? Mi sono laureata da infermiera, di sicuro non sto lì per fare la fruttivendola. Le ho risposto che il mio obiettivo è quello di esercitare la mia professione in modo dignitoso.
Lei, dopo qualche attimo di esitazione e corrugando la fronte, mi ha fatto un lungo preambolo per decantare la serietà, la fama e la professionalità della struttura. Dopodiché è passata finalmente a qualcosa di concreto: l’offerta di lavoro.
Segretaria ‘help desk’ (…?) con l’aggiunta della possibilità di svolgere prestazioni infermieristiche domiciliari. Segretaria? Cioè? Ma perché cercano infermieri per queste cose?
L’aggiunta, poi…ma che vuol dire? Mio Dio. Ma la parte deprimente (o esilarante, dipende dai punti di vista) doveva ancora arrivare… infatti, dopo un po’, mi ha parlato dell’inquadramento, del monte orario e del trattamento economico.
Si trattava del contratto ‘Garanzia giovani’… Che roba è? Stavo per chiederle di spiegarmelo quando ha iniziato a parlarmi del trattamento economico. E lì, nel sentirla parlare, ogni mia curiosità si è irrimediabilmente spenta. Insieme a quel minuscolo briciolo di entusiasmo che mi è rimasto.
La retribuzione, infatti, sarebbe stata di 500 euro al mese (!!!), di cui 250 versati dall’azienda e la restante parte da parte dell’INPS.
Ho pensato: ‘Va beh, si tratterà di un estremo part time…’. Invece neanche per idea. Si parlava di 8 ore al giorno, dal lunedì al sabato. Follia. Follia! Avrei voluto ridere (o forse piangere), sbattere i pugni sul tavolo, dirgli che si sarebbero dovuti vergognare, mandarli a quel paese e andarmene sbattendo la porta. Ma sono andata via solo alla fine del colloquio, con educazione, salutando e dicendo anche che li avrei richiamati.
Perché? Per paura, forse… paura di precludermi a prescindere la possibilità, seppur schifosa, di un lavoro. Paura di precludermi altre opportunità, visto che questi sfruttatori travestiti da datori di lavoro e da grandi imprenditori, tra di loro si conoscono tutti. O forse sono semplicemente una professionista ancora troppo giovane.
Comunque mi sento furiosa, delusa, amareggiata. È una società allo sbando, questa, che non permette più a nessuno di trovare la sua dimensione, di essere felice e anche di… svolgere il proprio lavoro in modo dignitoso. E la cosa più triste, la vera sconfitta è che… per me che rifiuto insulti professionali di questo tipo, ci sono centinaia di colleghi disperati che li accettano. Mi sono laureata da pochi mesi, ma… ti giuro che sono già stanca. E senza più entusiasmo.”
Sarà mia cura segnalare al collegio IPASVI di Roma quest’assurdità. Grazie, cara Giorgia. So che è difficile, ma…ti rinnovo con vigore il mio: “Non smettere di sognare!”
Dopo aver letto questa triste testimonianza di Giorgia, una rabbia ci assale perché in questo modo stiamo consegnando i nostri valenti e giovani infermieri alle agenzie di reclutamento per l’estero…in Italia riusciamo a trasformare uno strumento come “Garanzia Giovani” che nella sostanza rimane un valido aiuto per i giovani che vorrebbero entrare nel mondo del lavoro, in una forma di “garanzia” per le aziende che lo utilizzano invece per reclutare manodopera a “prezzo di sconto”.
Alessio Biondino
Giuseppe Papagni
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