Anche oggi una nota testata giornalistica nazionale ha pubblicato un articolo che ha suscitato sentimenti di risentimento misti a sdegno nell’intera categoria infermieristica
Un decalogo riportante le presunte mansioni dell’infermiere è stato proposto dalla testata giornalistica “La Repubblica”, l’ennesimo danno all’immagine della Professione Infermieristica!
Andando ad analizzare i 10 “comandamenti” che paiono essere estrapolati dal defunto mansionario dell’infermiere “professionale” possiamo trovare diversi punti profondamente lesivi dell’immagine professionale dell’infermiere.
Possiamo ritenere valido il primo punto, pur rendendo necessaria un’integrazione riguardante l’assistenza rivolta anche ai pazienti autosufficienti e non autosufficienti.
Il secondo punto risulta alquanto incomprensibile: cosa significherebbe assolvere tecnicamente alle funzioni fisiologiche? Spero vivamente che in parole povere tutto questo non sia riconducibile solamente alla mera attività di svuotamento di padelle e pitali.
Ma analizzando il punto 3 iniziano a sorgere i primi dubbi: “Pulisce e sterilizza le apparecchiature sanitarie“. Questo appare non essere il modo migliore per presentare una categoria lavorativa che, da molti anni, viene inserita tra le professioni intellettuali.
Con l’inserimento del punto 4 l’autore del decalogo ha toccato davvero il fondo rasentando il ridicolo. L’infermiere deve “Monitorare i parametri ambientali dei locali del reparto“: cosa potrà mai voler dire questa frase? Verificare la temperatura nelle stanze e nei corridoi rilevando i dati dai termometri a muro?
I punti compresi tra il numero 5 ed il numero 9 rappresentano attività che effettivamente possono venire svolte dall’infermiere ma certamente considerare questo elenco come esaustivo risulterebbe essere più che riduttivo.
Il decimo punto è la vera ciliegina sulla torta: “Assiste il medico in reparto e in sala operatoria“. Decenni di lotte sindacali finalizzate a rendere la professione come non più subordinata alla classe medica ma bensì autonoma vengono spazzati via in nove semplici parole buttate a caso.
Questo articolo rappresenta un ennesimo attacco mediatico rivolto alla professione infermieristica che di fatto ha prodotto un ulteriore danno di immagine all’intera categoria.
Chi dovrebbe tutelare la nostra immagine sociale di fronte a situazioni simili?
Simone Gussoni
Fonti: La Repubblica, 20 settembre 2016
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