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I vertici Enpapi devono rimanere in prigione: il Gip conferma la carcerazione per Schiavon e Bernardini

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I vertici Enpapi devono rimanere in prigione: il Gip conferma la carcerazione per Schiavon e Bernardini
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Mario Schiavon, presidente dell’Enpapi, è stato arrestato con l’accusa di corruzione, insieme al direttore generale dell’ente Marco Bernardini

Dalle indagini, il Gip Elvira Tamburelli avrebbe scoperto come dietro tangenti mascherate da consulenze per 1 milione di euro, restauri di un appartamento, fatturazioni fittizie e biglietti aerei per assistere a Berlino alla finale di Champion’s League 2015 (Barcellona-Juventus), Schiavon stesse «svendendo» il patrimonio dell’ente.

Grazie a questo escamotage, il presidente dell’ente Mario Schiavon e l’imprenditore Giovanni Egidio Conte, avrebbero concluso affari a spese dei bilanci previdenziali.

Uno fra questi è l’acquisto del fondo Tendercapital Real Asset Fund per 25 milioni di euro, un asset immobiliare presieduto da Conte che Schiavon avrebbe deciso di finanziare in cambio di una consulenza della Energy Asset riconducibile al solito Conte. In manette sono finiti anche il direttore generale della cassa infermieri Marco Bernardini, l’avvocato P.G. e il commercialista Enrico Di Florio.

Dalle indagini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza, coordinate dal pm Alberto Pioletti e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, sono emerse una serie di compravendite immobiliari fittizie, investimenti mal gestiti e consulenze opache. Secondo la gip Elvira Tamburelli i vertici dell’Enpapi avrebbero mostrato “il totale disinteresse rispetto all’Ente e al suo patrimonio, anche a danno di migliaia di lavoratori iscritti all’istituto previdenziale”.

Ma non solo: “l’avidità mostrata da Schiavon, al pari dei privati corruttori – scrive la gip – nel perseguire e realizzare operazioni finanziarie anche pregiudizievoli per l’Enpapi; il ricorso sistematico, osservato nelle corruzioni, a operazioni finanziarie assai complesse e di difficile ricostruzione e a ogni meccanismo utile a schermare le loro persone; le plurime condotte di inquinamento probatorio registrate sino ai tempi più recenti” sono elementi che, considerato il pericolo di reiterazione del reato, rendono necessario il carcere.

L’operazione delle forze dell’ordine ha portato al sequestro di somme di denaro, beni mobili e immobili per un importo di circa 350 mila euro, pari al presunto importo della corruzione.

È uno degli indagati, Bernardini, intercettato, a parlare di gestione personalistica dell’ente: “Però la gestione personalistica in questi enti non va bene, perché poi, nel tempo, ne paghi le conseguenze. Qui purtroppo è proprio questo il problema, lui ha avuto sempre ‘sta gestione personalistica. Più volte gli ho anche dato ragione eh…su alcune cose però in un’organizzazione così complessa non può esistere, non ci può stare…per il fatto che ha messo fuori tutti gli organi sempre ha sempre deciso lui e questi so’ i risultati”.

Simone Gussoni

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