Le organizzazioni professionali e sindacali di infermieri e operatori socio-sanitari richiedono l’inserimento delle loro categorie tra i lavori usuranti. Presentati i dati dello stress e della carenza di personale presenti sin da prima della pandemia.
Pensioni anticipate per infermieri e operatori socio-sanitari? Se ne è parlato l’8 febbraio nell’audizione delle organizzazioni sindacali e professionali nella 11ª Commissione permanente(Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senatonell’ambito della proposta di legge n. 2347 a prima firma dei senatori Guidolin e Matrisciano presentata lo scorso 21 Agosto.
Dinanzi ai parlamentari si sono presentate la Fnopi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche e le tre organizzazioni sindacali confederali Cgil, Cisl e Uil, tutte per chiedere l’inserimento della professione di infermiere e di operatore socio-sanitario tra quelle dei lavori usuranti con diritto a una pensione anticipata.Una richiesta rafforzata dalla dura esperienza della pandemia e dalla ormai cronica carenza di personale infermieristico come attestato dal XVII Rapporto Sanità del CREA che la quantifica in più di 237.000 unità.
Ma qual’è la situazione che emerge dai rapporti presentati all’attenzione della Commissione del Senato?
Pensioni anticipate per infermieri e operatori socio-sanitari: i dati di un lavoro usurante
Le ondate pandemiche succedutesi dall’inizio del 2020 ad oggi hanno costretto gli infermieri e il personale sanitario in genere a turni massacranti di lavoro, ma già prima dell’avvento del Coronavirus, secondo i dati presentati dalla Fnopi e basati su una ricerca della Cergas Bocconi, l’11,8% del personale di Asl e ospedali presentava inidoneità fisiche limitanti la mansione e il 7,8% inidoneità parziali permanenti.
Il Covid ha portato una quantità di stress tale su questi operatori che una percentuale tra il 30 e il 50% ne mostra delle sintomatologie.
Inoltre, sempre per la Fnopi, va tenuto in conto il fenomeno delle aggressioni fisiche e verbali che coinvolge l’89% del personale infermieristico.
Pensioni anticipate, le richieste dei sindacati
Da tutte le organizzazioni presenti all’audizione dell’8 febbraio scorso è venuta la richiesta di inserire la categoria degli infermieri e degli operatori socio-sanitari tra quelle considerate usuranti ai sensi dell’articolo 1 del Decreto legislativo n. 67 del 21 aprile 2011, mentre ad oggi rientra soltanto tra i lavori cosiddetti “gravosi”. Poche unità di personale infermieristico riescono ad entrare nella categoria degli “usuranti” perché ad esempio viene riconosciuta ai lavoratori che sono in servizio per almeno 6 ore in turno notturno per un minimo di 78 notti all’anno oppure nel caso si prestino anche solo 3 ore nella fascia dalla mezzanotte alle 5 del mattino, però per un periodo pari all’intero anno lavorativo. La modifica consentirebbe ad infermieri e Oss di usufruire della pensione di anzianita’ con un minimo di 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi più il contestuale perfezionamento del quorum di 97,6 (dato dalla somma dell’età e dell’anzianità).
All’interno della campagna generale di riforma della Forneroportata avanti da Cgil. Cisl e Uil c’è da tempo il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori che implica una flessibilità diversa in uscita secondo la tipologia di mansione.
Si tratta ora di vedere la recettività del mondo politico dinanzi alle evidenze portate al tavolo della discussione dalle varie organizzazioni sindacali e professionali.
Nel frattempo, si staglia all’orizzonte la ripresa della trattativa sul capitolo generale della riforma delle pensioni interrotta il 3 febbraio scorso e che doveva riprendere con il confronto politico tra il Ministro del Lavoro Andrea Orlando e i sindacati confederali, ma che è stato spostato a data da destinarsi.
Redazione Nurse Times
Fonte: pensioneoggi.it
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